Al rientro da Parigi, reduce dal summit del Partito Popolare Europeo, Maurizio Gasparri ha dettato il calendario del nuovo soggetto politico, indicando «…la necessità di tenere a gennaio il congresso di nascita, posto che il 29 e 30 aprile si terrà in Polonia il congresso del PPE per lanciare il programma per le elezioni europee della prossima estate.» (Secolo d’Italia, 4 luglio 2008)
Ancora in bianco nel calendario, invece, la data del congresso di Alleanza Nazionale, evento che sancirà ufficialmente la novità. Sarà confluenza? Annessione oppure fusione? E sarà inevitabilmente preceduta dallo scioglimento del partito? Non c’è ancora accordo sul lessico che dovrà accompagnare la trasformazione, considerata ormai inevitabile, ineluttabile, inesorabile.
Seppure a poche ore dall’editto finiano dell’8 febbraio, pronunciato all’uscita di Palazzo Grazioli (sede romana di Forza Italia), ci fosse stata qualche timida reazione di pochi dirigenti e militanti, la sonante vittoria elettorale, l’avanzata alle Amministrative e la conseguente spartizione hanno fatto il miracolo: svaniti i dubbi e le resistenze, è sbocciato l’amore per il progetto del ‘predellino’.
«All’inizio ero diffidente – ha confessato la neo-deputata Viviana Beccalossi – vedevo buttare a mare i nostri valori e le nostre battaglie per difendere un’ideale. Oggi dico: mi sono sbagliata, il Pdl è stato contaminato da molti valori della destra italiana e ora tocca a noi continuare in questa stupenda esperienza. Senza l’intuizione geniale di Berlusconi dal predellino, non avrei visto Fini presidente della Camera e Alemanno sindaco di Roma. Tutto ciò è avvenuto grazie a quel genio di Berlusconi e noi della destra siamo stati i primi ad averne tratto giovamento.» (Il Giornale della libertà, 9 maggio 2008)
Un raro esempio di consequenzialismo. A conferma di come la mutazione genetica di una comunità politica si stia completando rapidamente e senza lasciare traumi. Ciò nonostante, qualcuno chiede che almeno la forma venga tutelata: «Non è che la cosa ci faccia piacere fino in fondo – ardisce la senatrice Adriana Poli Bortone – La accettiamo in termini di grande razionalità ed estrema utilità politica, ma ci mette umanamente in difficoltà. Vorremmo che in questo passaggio ci fosse una maggiore apertura a tutto il partito.» (Il Secolo d’Italia, 7 maggio 2008)
Perché preoccuparsi della forma, se è già tutto deciso? «Indietro non si torna… avevamo detto che la prima valutazione su questo grande progetto sarebbe stata affidata agli elettori, con una sorte di ‘congresso popolare’ da celebrare nelle urne» ha confermato Gasparri, a scanso di equivoci. (Il Tempo, 2 giugno 2008).
Perché angosciarsi per il procedimento, se il Congresso dovrà solo ratificare? In nostro soccorso arriva il deputato Marco Zacchera: «Sono favorevole alla nascita del Pdl, ma sarei scorretto se dicessi che sono contento dei metodi. E’ giusto che alla fine qualcuno decida su chi debba assumere i diversi incarichi, ma non si può decidere tutto senza nemmeno ascoltare il parere di chi ne ha diritto. Non si cresce seriamente se tutto viene sempre imposto dall’alto senza criteri e meriti obbiettivi, e vale anche per la prossima nascita del PDL che deve invece coinvolgere anche emotivamente le persone. Sono preoccupato per come AN stia affrontando, sottovalutandola, questa situazione, anche perché i massimi esponenti del Partito hanno tutti ottenuto un posto di governo o di prima grandezza e nessuno di loro sembra avere ora tempo, voglia e testa per pensare a come organizzare il passaggio verso la nuova forma politica.» (Il punto newslwetter, 24 maggio 2008)
Adesso è chiaro: il dilemma sono gli incarichi nel Pdl abbinati all’emotività degli ‘aennini’, in particolare di coloro che questi incarichi non hanno avuto.
Purtroppo, nonostante le disperate ricerche, non c’è traccia di dibattito interno: questo matrimonio s’ha da fare. Bensì, la dialettica è scatenata su quando e come dovrà avvenire l’ultima puntata. Per il ministro Giorgia Meloni la strada verso il Pdl «dev’essere percorsa nella consapevolezza della sfida che rappresenta…» ma «senza stabilire a monte una tempistica. Dobbiamo prenderci il tempo per metabolizzare i passaggi e confrontarci.» (Il Secolo d’Italia, 7 maggio 2008)
Più sentimentale la ‘ricetta Beccalossi’, che deve aver conservato un buon ricordo della cerimonia di morte del Movimento Sociale Italiano: «Adotterei lo stesso schema di Fiuggi: al sabato l’addio ai nostri partiti e alla domenica la nascita del Popolo della libertà» (Il Giornale della libertà, 9 maggio 2008)
Per ora, di trovare un’intesa sui congressi che precederanno la nascita del Pdl non se ne parla, tanto che appena il coordinatore nazionale di Forza Italia Denis Verdini ha osato annunciare che «entro fine anno saranno sciolti i partiti Forza Italia e Alleanza nazionale, in primavera faremo la costituente e poi il congresso» (Il Giornale, 14 giugno 2008) si è sfiorata la crisi pre-coniugale.
«Spiace che l’onorevole Verdini – ha reagito veemente il ministro Ignazio La Russa, reggente post-finiano di An, in un anelito di indipendenza, almeno sui tempi congressuali – abbia ritenuto autonomamente di enunciare tempi e percorsi per giungere alla costituente del nuovo Pdl. Spiace doppiamente perché An, intende proporre non lo scioglimento ma la confluenza reciproca in un nuovo soggetto politico, capace di conservare militanze, storia e tradizione di ciascuno degli aderenti.» (Il Tempo, 14 giugno 2008)
E’ proprio il lessico organizzativo a creare confusione, a riprova che le idee sul ‘come fare’ non sono ancora chiare e condivise: «…dovranno essere organizzati dei congressi per sciogliere An e Fi» ha invece sostenuto Gasparri (Il Tempo, 8 giugno 2008)
Un clima di incertezza che non è sfuggito al fronte azzurro, consentendo a Fabrizio Cicchitto, presidente del gruppo Pdl alla Camera, di approfittarne per mandare un messaggio per nulla cifrato, che – insieme al silenzio di An su alcune posizioni governative prettamente berlusconiane – ha un sapore sinistro: «…la prima unificazione è politica e si fonda su una comune linea di governo: se intervengono divisioni a quel livello le cose potrebbero complicarsi.» (Il Tempo, 5 giugno 2008)
Intanto – alla faccia di Cicchitto e La Russa – il Comune di Oristano da due mesi è diventato laboratorio estremo del progetto: cinque consiglieri dissidenti di An e Fi hanno abbandonato i rispettivi gruppi per crearne un’altro denominato “Popolo della libertà” ed a giorni ne coglieranno il ‘frutto assessoriale’, sottraendolo ad uno dei due partiti che ancora stanno decidendo se fondersi o confluire. Si chiamano prove di unità.
Fu lungimirante Gianfranco Fini, quando durante il suo discorso all’Assemblea nazionale di An (maggio 2008), riferendosi al ‘progetto Pdl’ sottolineò con perfidia che «…qualche dirigente ha compreso l’importanza solo dopo aver avuto la sicurezza di essere incluso nelle liste o di avere avuto posto al governo.»
E’ forte il rischio di assistere impotenti allo scenario vagheggiato dal ministro Gianfranco Rotondi: «La mia idea è di rifare la Dc. Il Pdl ci concede un’occasione storia, irripetibile. Se i democristiani si danno appuntamento tutti in questa nuova formazione l’Italia riavrà un grande partito popolare e i democristiani una casa più congeniale per la loro capacità di rappresentare una comunità. L’elettorato ha percepito il Pdl come una Dc di fatto.» (Italia Oggi, 14 maggio 2008)
Eppure, un tempo (neanche tanto lontano) all’interno di una certa comunità politica si amava dire con orgoglio: “non moriremo democristiani”. Invece, l’esagerato culto della personalità coltivato in questi anni, l’acquiescenza dimostrata dai dirigenti, nazionali e periferici, nei confronti delle scelte del ‘Capo’, la latitanza di una coscienza critica come quella sempre rappresentata a destra dal mondo giovanile, sono stati gli ingredienti ideali per la miscela che – alimentando su un terreno fertile l’idea dell’uno che pensa per tutti e pensa bene – ha portato ad un pericoloso unanimismo mai riscontrato prima, essenziale per intraprendere il ‘percorso centrista’ senza ostacoli. In perfetta linea col motto, reso celebre dal ‘camerata sardo’ Amedeo Nazzari, “chi non beve con me, peste lo colga”, dove il morbo è facilmente identificabile con una perdita di ruolo e/o di prestigio. La caccia al dissidente è aperta…
Caro Camerata(si può ancora dire? non so, ma lo dico ugualmente)
la verità è che alla maggior parte dei dirigenti di vertice, e non solo, di Allenza Nazionale del partito oramai non importa niente e la totale disorganizzazone lo dimostra oramai si preoccupano solo delle posizioni di potere acquisite vivono nel terrore di perderle e soprattutto nel terrore che un giorno debbano riprendere a fare politica seriamente e pochi di loro ricordano come si fà, i pochi che tentano di alzre la testa lo fanno con timidezza e quasi con vergogna o per pura facciata, Adriana Poli Bortone il 31 gennaio 1994 durante l’Assemblea Nazionale che preparava il congresso di fondazione di AN del 31 gennaio 1995, tuonava dal pulpito fra l’ entusiasmo degli astanti “va bene Alleanza Nazionale ma il Movimento Sociale non si tocca e chiudeva il suo intervento con “giù le mani dal MSI”, poi il potere fece tutto il resto, si tratta solo rincorsa al potere, ciò che sta accadendo al Comune di Oristano è il sintomo di una situazione grave dove tre nani della politica più realisti del re scattano in avanti nella speranza di acquisire meriti in anticipo che squallore. Non vedo chi ci possa salvare, perchè l’unica speranza Azione Giovani è, cominciando dal suo Presidente Nazionale ( la Meloni), intruppata nello squallore e non sa che pesci pigliare in Azione giovani regna la più totale confusione a tutti i livelli.. Tutti proni al volere del capo(Fini) e dei suoi ducetti, è il nostro destino prima Michelini , poi Almirante poi Fini sempre capi intoccabili e guai a chi critica.Il bello sta nel fatto che Fini si è dimesso ma comanda ,se possibile pù di prima.
Sarebbe necessario un serio uomo politico che riprendesse in mano le nostre migliori istanze Stato Sociale, socializzazione ecc. ecc. chiudere con appecoronamento agli Stati Uniti e ad Israele ricordarci da dove veniamo senza vergogna: Non vedo chi possa provarci, sicuramente a Destra di AN si sono aperti grandi spazi bisognerebbe avere il coraggio di occuparli ma non vedo come e con chi, tutti sono una delusione anche Romagnoli mi sembra cominci a perdere colpi, nei primi anni ’70 vivevo a Pisa una mattina sui muri della citta apparve un’enorme scritta DUCE RITORNA SIAMO RICOPERTI DI M…., che sia l’unica soluzione?. Purtroppo non è cosi sarebbe però bello che chi non vuole arrendersi potesse incontrarsi per discutere senza condizionamenti liberamente e soptrattutto senza ducetti, sarà possibile? chissà.
Occhio vigile: non si ratifichi il partito degli eletti romani. Dirigenze, segretariati locali e strutture varie, eletti dopo congressi unitari, siano dati col voto degli iscritti, dei circoli e dei rappresentanti locali a tutti i livelli.
A me non interessa che ci sia, sempre e comunque, da un lato il Governo, dall’altro l’opposizione e che questi siano senza colori. A me farebbe paura che due grandi DC non parlino piu’ di destra e sinistra, di individualismo e collettivismo, di libero mercato ed economia sociale di mercato e cosi’ via dicendo. Con la conseguente riproposizione di un pentapartito di soggetti sempre nella minestra. Se riapriamo la partita senza zone grigie va bene, se si ricomincia a fare politica in sedi ben individuate sul territorio (diverse dalle segreterie politiche con ufficio di collocamento dell’Onorevole), con tesseramenti, con dibattiti e proposte, va bene. Altrimenti si riparte da zero e si rifondano movimenti civici, partiti, gruppi spontanei. Sinceramente tenere impiedi gente che campa da 30anni di politica e non riesce a farmi capire che dobbiamo fare non mi va proprio.
Entro la fine di settembre vorrei risposte concrete. Grazie a tutti.
http://www.circolorealarico.it
finché ci sono vostre, vi è speranza. sono d’accordo con peccoranera e michele, serve una iniziativa che sia di destra, quella destra sociale che tutta l’Europa chiede (non lo dice il sottoscritto ma diverse personalità di … sinistra). Non la destra dei bottegai, che di destra ha solo l’apparentamento di convenienza, non la destra della grande finanza italiana, priva di senso dell’impresa vera, farcita da compagni di merenda di chi offre di più, meglio e subito (non è per niente che l’Italia si è beccata i Prodi, Dini e altri conbricolari). Servono le parole citate di Tremaglia: valori, libertà, sacrificio. Tutte parole assente da paarecchio tempo dal nostro panorama sociale e politico.
Non sono vegente ne deetengo soluzioni per tutte le staggioni, ma garantissco che il forte appoggio ai nostri giovani è la via maestra per far si che si ricrei un Destra forte, alleata dei partiti con i quali condividiamo alcuni principi fondamentali come il risspetto delle regole, la sicurezza e l’impresa virtuosa.
In un momento dove un piccolo “capo popolo” che qualche imbecille ha chiamato fascista, tenta un ulteriore scalata, è ora di mettere ordine e di riportare nei ranghi i magnaccia di professione.
Di Pietro è una vergogna per l’Italia, un ulteriore slittamento su comportamenti vicerali privi di qualsiasi reale valore, la parte bercia della società. Il Fascismo era una forza di reazione in un contesto di sconvolgimento dei poteri poi avvenuto in Europa. I capi popolo sono solo dei delinquenti mascherati da tribuni.
E noi cosa facciamo, un congresso post mortem per aderire ad un partito ad personam pieno di rifugiati dal dna incerto … ma pronti a vedere di tutto pur che di avvicinare il “Capo” o sostituirlo quando sarà scomparso dalla scena.
Al dila’ delle chiacchiere e dei proclami, la priorita’ per il socialismo nazionale non è la fondazione di un nuovo partito,di questi ce ne sono anche troppi e troppo uguali, ma la ” rifondazione umana “, cioè ripensare un tipo umano capace di osservare ed agire con la sapienza che viene dagli antenati, perchè oggi c’è bisogno non di programmi, anche di questi ce ne sono troppi e troppo uguali, ma di uomini nuovi , e non basta mantenere le posizioni , ma è necessario portarsi la’ dove si attacca, e ricordarsi che chi difende solo se stesso non difende nulla.
Tutto per la Patria !!!
Ecco perchè Adriana Poli Bortone non ha avuto un ministero, nonostante le quote rosa e le sue grandi capacità lo imponessero….pensa con la sua testa ed è capace di dire qualcosa in autonomia rispetto ai dictat del capo. Se continua così chissà se sarà eletta nelle prossime tornate elettorali…
Gasparri invece sarà ministro a vita…