Era il 23 gennaio: l’Oms decide di non dichiarare emergenza sanitaria globale (“sappiamo che esiste una trasmissione da uomo a uomo in cina, ma per ora sembra limitata a gruppi familiari e operatori sanitari”) l’epidemia del Corona virus, nonostante l’ampia diffusione in Cina ed in almeno altri cinque paesi.
L’11 marzo: dopo ben 48 giorni viene dichiarata pandemia, ma la strage e la diffusione è già iniziata. Il Vice primo ministro giapponese ha ricordato che esiste una petizione (su change.org) per chiedere le dimissioni del direttore generale dell’Oms, l’etiope Tedros Adhanom Ghebreyesus: ha già raccolto oltre 770mila firme.
Il 9 aprile, il giornalista Gian Micalessin ha ricordato che, nel maggio 2017, il Dg Oms fu eletto, su indicazione della Cina, grazie al voto di 50 paesi africani allineati ai cinesi, e che l’ex Ministro della sanità etiope è stato militante pluridecennale del Fronte di liberazione del Popolo del tigri, organizzazione marxista-leninista appoggiata da Pechino sin dagli Anni Ottanta.