Stimolati dall’eco delle polemiche in arrivo da Roma sulla via da intitolare a Giorgio Almirante, finalmente anche la maggioranza consiliare al Comune di Cagliari, dopo qualche mese degno della Sciarelli, si è destata dal torpore (troppi i brindisi per un’inaspettata vittoria…) ed ha stilato un documento che resterà fondamentale nella vita del Capoluogo sardo.
Lo sforzo è immane. Quattro pagine fitte di una mozione per chiedere ciò che a tutti i cagliaritani appare decisivo: il “bilinguismo nella toponomastica cittadina”. Ma non paghi della fatica, al suo interno, in pieno stile dipietresco (che c’azzecca?), i consiglieri comunali hanno infilato la richiesta di un “divieto di attribuire ai luoghi pubblici denominazioni riferite a persone che abbiano avuto ruoli di primo piano nel Partito Nazionale Fascista”, con l’obiettivo di costruire una “politica democratica della memoria”, che ovviamente vorrebbero “collettiva”.
Uno dei firmatari, più solerte e non pago del testo della mozione, ha voluto illuminare ulteriormente la stampa con un suo comunicato, dove non solo ha individuato alcuni scandalosi nomi (Enrico Endrich, podestà a fine anni ’20 e senatore del Msi nel dopoguerra, e l’industriale Ferruccio Sorcinelli), ma in preda all’entusiasmo per la trovata propagandistica si è lanciato con alcune perle storico-culturali: “…questo rafforzamento del bilinguismo attraverso la toponomastica sarebbe incompleto se prescindesse dall’antifascismo” e “…i cagliaritani sono culturalmente sardi e democratici”. Al consigliere stakanovista della penna, ma certamente storico distratto, concedo un aiutino e ricordo anche via Giuseppe Biasi (pittore, che aderì alla Repubblica sociale italiana, morendo lapidato il 20 maggio 1945) e piazza Ennio Porrino (musicista, che compose l’inno della Rsi e per questa sua militanza subì un pesante ostracismo nel dopoguerra). E poi, in preda ad un raptus di bontà, suggerisco lor signori di abbattere il Tribunale di piazza Repubblica ed il Parco delle Rimembranze di via Sonnino, degni rappresentanti della bieca architettura fascista.
Insomma, è bastata una semplice vittoria elettorale alle Comunali per galvanizzare i ‘gendarmi della memoria’ che brandiscono la storia per fare politica, che sfogliano i libri scritti dai vincitori per dividere il mondo in eterni buoni ed irrimediabilmente cattivi, che si scandalizzano per una via intitolata ad un fascista, ma abiterebbero gongolanti in via Togliatti o in via Stalin.
Una sola cosa è condivisibile, urge uno sforzo per ritrovare la memoria, che non potrà essere condivisa, tanto meno “collettiva”, ma almeno accettata e rispettata reciprocamente.
Dulcis in fundo, un pensierino affettuoso per quegli elettori di ‘destra’ (penso soprattutto ai ‘futuribili’..) che hanno contribuito, e poi brindato, alla sconfitta del centrodestra, consegnando la Città a chi non ha perso tempo per vestire i panni del ‘gendarme’.