Nel nostro Paese il pane ha un elevato valore simbolico e il suo nome evoca famiglia, tradizione, lavoro, religione. L’arte del panificare è uno dei tanti vanti nazionali. Regione che vai, pane che trovi: più di 250 tipi diversi, ognuno con una storia, prodotti da oltre 25.000 panificatori artigiani che lo producono, supportati da 5.000 panetterie che lo vendono: un settore con almeno 90.000 addetti.
Un alimento considerato indispensabile, tanto che è difficile trovare una tavola dove il pane non accompagni i pasti. Un valore universale da salvaguardare soprattutto nella sua qualità perché elemento essenziale di una corretta alimentazione e di importante valore nutrizionale. Un cibo da amare e da rispettare. Tanto essenziale nella vita del popolo che i governanti lo hanno sempre tenuto in debita considerazione – sin dall’antica Roma dove vigeva il famigerato “panem et circenses” – ed è diventato cardine di tante espressioni della lingua quotidiana.
Assume, perciò, una particolare criticità il continuo impennarsi del prezzo ed il conseguente calo del consumo del pane. Non troppi anni or sono si consumavano circa 3 etti giornalieri a persona, oggi solo 120-130 grammi e nei primi tre mesi del 2008 il consumo è crollato al minimo storico con un ulteriore calo del 5,5%. Il pane è diventato quasi un prodotto di ‘lusso’ e l’impatto sociale, soprattutto nei confronti delle classi sociali più deboli, è devastante. Lo Stato, però, sembra disinteressarsi del problema. Eppure all’inizio degli anni ’80 il prezzo del pane di largo consumo era calmierato e la vendita di quel tipo, il più economico, superava il 40%.
E’ antiquato e poco ‘liberale’ pensare ad un’azione dello Stato per riportare il pane al ruolo che gli compete con una forte azione di controllo sui prezzi, ripensando anche all’ipotesi della reintroduzione di un prezzo regolamentato per alcune varietà, ridando anche certezza al potere di acquisto di tanti italiani?
E’ nostalgico recuperare il ‘culto’ per il pane che i nonni hanno tramandato ai nostri genitori, ormai smarrito negli anni insieme a tanti altri valori tradizionali travolti dal vortice della modernità a tutti i costi?
Ad ognuno il suo compito. Voglio dare il mio modesto contributo ricordando una preghiera laica che nel deprecato Ventennio proprio Benito Mussolini scrisse in onore del pane.
“Amate il pane / cuore della casa / profumo della mensa /gioia del focolare.
Onorate il pane / gloria dei campi / fragranza della terra / festa della vita.
Rispettate il pane / sudore della fronte / orgoglio del lavoro / poema di sacrificio.
Non sciupate il pane / ricchezza della patria / il più santo premio / alla fatica umana.”

Faber

10 pensiero su “Amate e onorate il pane…”
  1. La Preghiera del Pane andrebbe stampata ed apposta ovunque, a cominciare dai palazzoni di Bruxelles fino ai panifici di paese. Meravigliosa, fondamentale per ricordare ogni giorno l’importanza del pane nella sua umiltà, di fronte ai tanti sprechi che ogni giorno vediamo.

  2. Un tempo si usava pure “andare a lavorare per guadagnarsi un tozzo di pane”.
    Oggi è ancor più attuale.
    Non si pensa più ai sacrifici che le persone fanno pur di riuscire a guadagnarsi “questo pezzo di pane”.
    Non c’è più rispetto.
    I valori di un tempo sembrano passati di moda.
    Se esistono delle persone che muoiono di fame è perchè ce ne sono altre che mangiano anche la loro parte.
    Che tristezza!

  3. Senza la firma dell’autore ho trovato la preghiera del pane stampata su una busta che conteneva una pagnotta di pane casareccio portatami da Sora FR.
    Sarebbe una buona idea stamparla su tutte le buste di carta per il pane.

  4. Rammento che durante la guerra erano stati affissi dei manifesti raffiguranti una pagnotta spezzata in due, simbolo, penso, di unità e condivisione. Una volta era il padre che spezzava il pane per distribuirlo alla famiglia.
    A quel tempo il pane era razionato, prezioso, non lo si sprecava come accade oggi, non si sprecava nulla…..

  5. Aggiungo a P.Pinna che chi muore di fame non ha il pane
    chi mangia anche per tanti altri mangia caviale e astice.
    Ecco perchè il consumo del pane sta calando , ma anche
    perchè nel ’57 un kg di pane costava 100 lire e un litro
    di benzina 126, oggi la benzina è a 3000 lire e il pane a 7000.
    Tiremm innanz!

  6. sergio spezi ragiona bene già così : preciserei che da una mia agenda proprio
    del 1957 vedo che pane si trovava già a 80 lire/Kg (ve-mestre bissiola) perciò il pa-
    ne è cresciuto di ben 88 volte, la benzina solo di 26 volte. Ma ce n’è un’altra di re-
    marcabile : le sigarette STOP , le più care italiane in monopolio costavano 270
    lire a pacchetto : 3 volte e mezzo il kilo di pane : in proporzione al pane dovrebbero
    oggi costare allora € 12,27 !!! arrivederci : oggi sono regalate come la morte che
    annunciano – però tutti si lamentano che benzina e sigarette sono care.

  7. l’ultima frase è incompleta:

    ….” Non sciupate il pane, ricchezza della Patria, il più soave dono di Dio, il più santo premio alla fatica umana.”

    (Questa è l’originale)

    Appesa in Cucina da 40 anni….. rc

  8. prezzo del pane : nel 1957 120 lire al kg 126 lire al litro la benzina,
    oggi, 2012, beh…lasciam correre tutti si lamentano della benzina

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