Lontano dall’impegno politico personale, senza tessere e incarichi di partito (da ormai 30 anni), nutro per la politica una forte passione, eredità di una datata, intensa e convinta militanza giovanile, e sono un appassionato fruitore e commentatore social dello scenario nazionale anche in vista delle imminenti elezioni. Per la prima volta, si prefigura la possibilità che la Destra politica (nell’uso parlamentare della definizione) abbia un ruolo decisivo nel Governo della Nazione, allontanando finalmente la sinistra, che da anni governa, determina e influenza senza aver avuto alcuna legittimazione popolare, e ha consolidato il suo pluridecennale potere. Una sinistra tanto disperata che, avendo intuito di essere vicina ad una bruciante sconfitta, sta utilizzando qualsiasi mezzo (e mezzuccio), ben spalleggiata da un’intensa campagna mediatica studiata a tavolino, fino a rispolverare ‘ad orologeria’ un anacronistico antifascismo, per contrastare il suo tramonto.
Oggi più che mai per tanti non esiste il ‘partito ideale’, quello del quale si condividono integralmente i programmi e le decisioni. Perciò, quando arriva il momento della scelta, si deve valutare secondo ampie categorie di pensiero. E questa volta appare evidente che si tratti di un’occasione assolutamente rara e troppo importante per poter essere ignorata o trascurata. Seppure permangano dubbi e differenze che, peraltro, fanno timido capolino anche all’interno del partito che secondo i sondaggi sarà il traino della coalizione di centrodestra, Fratelli d’Italia. Per esempio, su alcune posizioni in tema di geopolitica, qualche ‘sbandata’ in campo economico e un improvviso ‘ammorbidimento’, forse propedeutico, delle critiche all’Unione europea e ai suoi trattati. Ma il richiamo su alcuni temi valoriali, identitari e sociali è forte. Inoltre, l’ipotesi di spezzare le catene di una finora apparentemente invincibile egemonia di potere è una bella motivazione.
Dietro questa occasione c’è certamente lo zampino fattivo della cosiddetta “Generazione Atreju” e all’orizzonte si intravede avanzare la “Generazione Crosetto”. Inesistente come definizione non rappresentando un fenomeno anagrafico, ma utile per indentificare coloro che, pur provenendo da altre storie politiche, occupano e si apprestano ad occupare posti di primo piano in questo percorso. Proprio costoro, però, dovrebbero dimostrare maggior rispetto per una Storia della quale non hanno fatto parte, per scelta o per anagrafe, e che perciò conoscono sommariamente, fino ad astenersi da giudizi e valutazioni approssimative.
Io, invece, faccio parte della “Generazione Fronte”, quella composta da decine di migliaia di giovani che per oltre 20 anni, dal 1971 ai primi anni ‘90, hanno militato idealmente e disinteressatamente senza neanche poter immaginare questo scenario e che poi, nei decenni successivi, si sono dispersi in un più o meno accentuato disimpegno, senza però smarrire un intimo senso di appartenenza.
Credo che questo sia il momento di serrare le fila, anche nel nome di quella fiamma tricolore mai spenta che ancora campeggia nel simbolo, retaggio di idee, valori e memorie, sostenendo compattamente l’ipotesi che il centrodestra a traino Fratelli d’Italia possa governare la Nazione. Nel semplice, ma non secondario, ruolo di opinione pubblica, che esprime un consenso elettorale, si potrà contribuire concretamente al risultato immediato, nella speranza di poter concorrere a indirizzare le migliori scelte possibili verso un futuro di successo nel nome dell’interesse nazionale, potendo contare anche sulle svariate competenze e professionalità che si sono formate in questi decenni.
Confidando che non sarà un governo in continuità con quelli degli avversari, né troppo allineato né troppo timido nelle scelte. E nella speranza che la responsabilità di governo possa intaccare la logica di uno (o pochi) che pensa per tutti e si crei un adeguato spazio per un dibattito interno che possa contribuire a liberare altre energie per il bene della Nazione.