Mentre in Parlamento, i ‘grandi’ (con Silvio plaudente in prima fila) insaponano la corda per impiccare l’Idea con tutta la Comunità che la rivendica, a ‘destra’ proseguono le corse solitarie, ben accompagnate da rispettivi dispettucci, degni dei migliori ‘remigini’. E per lasciare traccia delle rispettive posizioni, una ‘lettera aperta’ non si nega a nessuno: Giorgia Meloni ha scritto a Storace, Romagnoli alla Meloni e così via… Un profluvio di righe, ben condito da tweet e post al fulmicotone, soprattutto dei più focosi tra i rispettivi tifosi. Sembrerebbe una farsa, ma assume più la forma di una tragicommedia nella quale gli attori si credono indispensabili protagonisti, senza rendersi conto che a breve potrebbero diventare semplici comparse della politica nazionale.
Domani, Fratelli d’Italia torna sul luogo del delitto (lo scioglimento del Msi), ma sommessamente confessa di celebrare il proprio congresso a Fiuggi esclusivamente per motivi economici e non certo romantici e/o scaramantici. Eppure, sarebbe potuto arrivare un miglior segnale politico a dispetto dell’economia.
Storace si è legittimamente lamentato di non essere stato neanche invitato all’evento, perciò oggi, al culmine dell’ira post-primarie, chiederà alla Direzione nazionale de La Destra di traghettare ciò che è rimasto del suo partito verso la partecipazione «in altre forme alla ristrutturazione del centrodestra». Tradotto per i neofiti del politichese: ingresso ‘sic et simpliciter’ in Forza Italia, individuato come «veicolo sul quale far viaggiare le nostre idee», come scrive artisticamente Storace nel suo odierno editoriale. In sintesi, tutti alla corte di Berlusconi, come già fece Fini nel 2008, portando Alleanza Nazionale in dote, con l’obiettivo di illuminare il cammino della sua allora folgorante carriera. Uno Storace in versione Giambattista Vico, che si affida ai corsi e ricorsi della storia, dimenticando che proprio il Cavaliere è stato il maggior regista-fagocitatore della dissoluzione dell’intera comunità politica.
Peraltro, è evidente che l’appuntamento della creatura tricefala avrà una forma prevalentemente propagandistica, visto che, come recita il comunicato ufficiale, «ratificherà i risultati della consultazione popolare, attraverso la quale sono stati sceltiil nuovo simbolo di FdI-An per le elezioni 2014 e il nuovo presidente nazionale». Perciò, per proclamare presidente del Partito la Meloni (unica candidata alle primarie) ed ufficializzare che il logo ‘matrioska’, con la scritta Fratelli d’Italia ed Alleanza Nazionale con tanto di fiamma tricolore, sarà quello che concorrerà per le Europee sarebbe bastata una Commissione di saggi. Una repentina riverniciatura del simbolo, che avverrà nonostante, appena quattro mesi fa, Rampelli avesse dichiarato: «Se avessimo voluto riesumare quel logo lo avremmo potuto fare per primi. Non servono operazioni nostalgia. E poi il cibo ‘fresco’ è più buono e più sano di quello scongelato». A quanto pare, alla faccia di ciò che possano pensare taluni timorosi, la fiamma tricolore nel tempo si è rivelata più “fresca” di tanti cordini, coccinelle, elefantini et similia. Perciò, se qualcuno in un prossimo futuro riterrà di poterne fare a meno correrà l’ennesimo grosso rischio. Urge, comunque, ricordare ai ‘meloniani’ che, nonostante i 250.000 dichiarati partecipanti alle primarie, lo sbarramento per andare a Strasburgo resta sempre al 4%. E senza l’apporto degli altri protagonisti della diaspora non sarà un risultato facile da conseguire.
E’ giunto il momento che la ‘lettera aperta’ ve la scriva io:
«Carissimi (in termini di costi per l’Idea) politici destrorsi,
col vostro protagonismo, col vostro ducismo d’accatto, col vostro ‘l’ho detto prima io’, con le vostre rendite di posizione, col vostro arrivismo… ce li avete abbondantemente frantumati!!!
A breve, sarete più dirigenti (o delegati) che elettori. Non scambiate la passione di tanti militanti per pazienza assoluta.
Abbandonate le primogeniture e le rivalità insulse, ponetevi al di là di ruggini, personalismi ed antipatie. Tenete accesa la Fiamma dell’Idea e sedetevi intorno ad un tavolo, ognuno con la propria forza organizzativa, per dare vita ad un Partito della Nazione,o se preferite ad un Fronte di Liberazione Nazionale.
Un movimento, finanche plurale, ma identitario, popolare e sociale, che possa ridare fiducia a quei tanti italiani delusi dalla politica, che non si fidano più dei partiti delle larghe intese e non vogliono accontentarsi del duo Grill-eggio.
La precaria situazione nazionale e la sempre più invasiva presenza europea impone la creazione di un’opposizione dura ed intransigente alla finanza speculatrice, alle banche che minano la sovranità nazionale, all’Europa tecnocratica, alle ingiustizie sociali, all’immigrazione selvaggia, alla decadenza dei valori della persona e della famiglia.
Dopo i tanti errori che avete commesso, non sprecate anche questa occasione, altrimenti consacrerete definitivamente la vostra marginalità politica, sempre più predestinati ad un irrilevante ruolo di pura testimonianza.»