“Chi vive sperando, muore …” recita un aforisma molto utilizzato, vista la frequenza delle aspettative deluse. Nel 2008, dopo la vittoria al Comune di Roma di Gianni Alemanno, scrissi «Il successo romano non è stato solo il culmine di una battaglia elettorale, in questo caso amministrativa, ma anche un emblematico ‘segnale di vita’…». Illuso che, dopo certe sue dichiarazioni, lui potesse rappresentare l’argine al progetto finiano di annacquamento di Alleanza nazionale (e della storia che in quel momento ancora rappresentava) dentro il Pdl: «An deve rifondarsi profondamente non per perdere la propria identità, ma per perdere ogni subalternità nel centrodestra» (La Repubblica) e «non si può partire dal partito unico e archiviare tutto il resto» (Il Tempo). Ahiné, tutti sappiamo come è proseguita la vicenda… Allora, è subentrata la speranza che dallo scranno ben visibile del Campidoglio potesse rappresentare, in continuità con la sua storia politica, un progetto identitario vincente, sfruttando l’inaspettato consenso per governare e guidare il rinnovamento della Nazione. Invece, troppe le delusioni… numerose le marce indietro inaspettate… tante le revisioni fuori programma… infinite le scelte dubbie… troppi i tentennamenti ed i condizionamenti subiti… Un cammino in evidente contrasto con il suo passato, seppure chi ha vissuto con lui tanti anni di dirigenza giovanile lo abbia visto cambiare abilmente strategia: dirigente giovanile nel Msi al fianco di Pino Rauti, protagonista in prima fila del tentativo di ‘sfondamento a sinistra’, poi accanito nemico della definizione di ‘destra’ alla ricerca di un posizionamento ‘al di là della destra e della sinistra’, infine in An leader della corrente identitaria della ‘destra sociale’. Ciò nonostante, per alcuni inguaribili illusi ha rappresentato comunque una speranza, hic et nunc malamente riposta. L’ultima perla è di questi giorni: «… mi ha detto di voler dimostrare la sua assoluta buona fede proponendomi un posto in un consiglio di amministrazione di una municipalizzata. Forse il Sindaco pensa che si tratti di questione di poltrone. In casa Almirante non si è mai parlato in questi termini e di poltrone comode non ne abbiamo mai avute né ci siamo venduti per averle». Così Giuliana de Medici, figlia di Giorgio Almirante, riferendosi ad Alemanno che ha cercato di scusarsi per averla esclusa dal rimpasto (causa ‘quote rosa’) della Giunta romana. Atteggiamento ‘pilatesco’ che fa il paio con la promessa mai mantenuta di dedicare una via della Capitale all’indimenticato leader del Movimento sociale italiano. Tutt’altro che ‘segnale di vita’, la vittoria di Alemanno al Campidoglio ha sancito un’ulteriore tappa della cancrena che ha afflitto una valorosa e gloriosa comunità, discioltasi come neve al sole grazie soprattutto ai colpi di genio (e di interesse personale..) del capriolatore Gianfry Fini. Del quale il sindaco Gianni sta seguendo abilmente le tracce…