Si avvicinano i due appuntamenti che potrebbero disegnare un nuovo scenario nel versante ‘destro’ della politica nazionale e che tengono desta l’attenzione e la curiosità di tanti disincantati ‘ex’. Il 9 novembre, si radunano partiti e movimenti che daranno vita ad una “Federazione per la rinascita di Alleanza Nazionale”; il 16, “Officina per l’Italia” presenterà il suo manifesto politico-culturale per un nuovo centrodestra nazionale. Hanno il profumo di due eventi che tracciano direzioni diverse, ma il dubbio che non sia solo un problema di strategia e/o di contenuti resta. Ancor più leggendo le dichiarazioni di alcuni protagonisti. Tanta incertezza da suggerire un gioco, in attesa di conoscere l’esito degli appuntamenti.
A questo momento ludico sono stati invitati quattro tra i principali protagonisti del dibattito, a ciascuno dei quali è stato assegnato un numero, in rigoroso ordine alfabetico per evitare favoritismi: Giorgia Meloni (1); Nello Musumeci (2); Fabio Rampelli (3); Francesco Storace (4). Quindi, sono stati scelti quattro estratti da interviste o articoli dei prescelti e contrassegnati con una lettera.
«Una forza politica che ponga con determinazione e senza bisogno di rincorrere estremismi, il tema della moneta unica e della ripubblicizzazione della banca centrale nazionale, che restituisca agli stati le politiche monetarie e li sottragga alla subordinazione delle spread… Capace a declamare la sovranità della nazione anche nel rapporto con l’euro… Non è la moneta a dover disciplinare le politiche degli Stati, ma sono gli Stati a dover decidere le politiche monetarie. Contrastare con leggi non aggirabili l’immigrazione clandestina, senza rinunciare al dovere di tutelare la dignità della persona. Sovranità, fiscal compact, immigrazione, queste le nostre tematiche. Abbiamo il diritto e il dovere di rivedere i rapporti con l’Unione Europea, con al centro le politiche monetarie: oggi l’euro è un problema.» (A)
«Siamo stati travolti dalla globalizzazione e dall’antipolitica, dobbiamo dimostrare che la destra, con i suoi antichi valori di riferimento, è in grado di trovare le risposte per una società dove imperversano le diseguaglianze sociali e dove la grande finanza ha messo sul lastrico l’economia reale e la produzione… Nessuno di noi sopporta più un’Europa a trazione tedesca, nessuno è disponibile ad accettare acriticamente l’appartenenza all’euro. I trattati firmati da decine di capi di governo devono essere revisionati ed adeguati alle esigenze dell’Italia. Non abbiamo soldi per noi, non possiamo averne per l’Europa, soprattutto se questa ci ignora, come sull’emergenza sbarchi e sulla tutela del Made in Italy. Su sovranità popolare e nazionale faremo le barricate. Vogliamo far capire all’Europa che non abbiamo dei pregiudizi; la nostra è solo una concreta necessità di vedere utilizzare meglio le nostre risorse.» (B)
«A partire dall’embrione, per noi è una visione etica e spirituale della vita radicalmente alternativa alla sinistra. Così pure sull’idea di Europa, sul senso dello Stato, sul concetto di sovranità, di identità, di globalizzazione, sulle nuove povertà, sull’immigrazione. Per noi l’integrazione è anche un dovere che lo Stato deve pretendere da chi viene a casa nostra, e consiste nel conoscere e rispettare le nostre leggi, i nostri costumi, la nostra religione, la storia di un popolo. In un quadro di flussi ricevibili che non può essere slegato dalla disponibilità del mercato del lavoro. L’Europa è innanzitutto sintesi tra diverse culture e figlia della civiltà cristiana ed ellenica. L’Unione europea non può essere considerata solo un attore economico. Per noi è intanto un modello culturale, consolidatosi in millenni di storia. E’ la politica che deve governare i processi economici e le trasformazioni sociali, perché esprime la volontà popolare.» (C)
«La politica del rigore e della moneta forte è spesso contrapposta a quella della crescita e dello sviluppo e, forse, dell’inflazione. Le rendite diposizione e i privilegi bloccano questa Nazione, mortificano il talento e mettono a rischio gli asset strategici italiani e addirittura lo stesso principio di sovranità nazionale. C’è un rapporto insano dei popoli europei con l’unione, troppo spesso inaridito dagli interessi economici e dall’euroburocrazia, e molto distante dal concetto di un’alleanza solidale e virtuosa tra i popoli… La risposta ai limiti dell’Europa non può essere meno Europa, ma più Europa. A noi serve un’Europa forte della buona politica e dei popoli che contrasti l’Europa della finanza, delle banche, dei poteri forti invisibili. L’Italia oggi non è in grado di garantire a chi arriva la ‘vita migliore’ che si aspettano, i clandestini finiranno nelle rete della criminalità organizzata o a fare i lavavetri. Bisogna avere il coraggio di dirlo e di investire sulla cooperazione e sugli accordi coi Paesi di origine.» (D)
Ora, chi legge può diventare protagonista di una versione moderna dello storico quiz televisivo “Chissà chi lo sa” e potrà provare ad abbinare un nome ad una dichiarazione. Chissà quanti saranno in grado di distinguere l’uno dall’altro. Chissà se qualcuno individuerà differenze consistenti. Chissà se i militanti de La Destra o di Fratelli d’Italia riconosceranno i propri dirigenti. In verità, sin da una prima lettura si prefigura l’impressione che le divisioni non siano necessariamente sui contenuti, forse più sulla strategia, ma che nascondano rivalità personali, antipatie consolidate, primogeniture, ansia di primeggiare e chi più ne ha più ne metta. Se così fosse, maggiore sarà la responsabilità dei dirigenti periferici e dei militanti, che non potranno, come troppo spesso accaduto nelle precedenti discutibili trasformazioni (da Msi ad An, da An a Pdl), pronunciare la solita tiritera “io non ero d’accordo”. Ognuno si dovrà assumere le proprie responsabilità, diventando protagonista attivo del futuro della comunità politica della quale storicamente si considera parte. Nessuno dovrà limitarsi alla sterile conta dei tifosi che saranno presenti ai due appuntamenti per accreditarsi come vincitore e proprietario dell’Idea. Sostengano l’opportunità di provare a dar vita ad un unico, finanche plurale, movimento identitario, che possa, partendo da una base certa, sia elettorale che di militanza, individuare alcuni punti programmatici comuni sui quali avviare una marcia unitaria. Se il consenso su questa ipotesi sarà diffuso non sarà necessario, tanto meno opportuno, né resuscitare il cadavere di un partito, che ha maldestramente rappresentato la ‘destra di governo’ delle occasioni sprecate, né aggregare soggetti politici troppo autoreferenziali con l’obiettivo di accreditarsi a qualsiasi costo come un soggetto nuovo.
P.S. = nei prossimi giorni verrà pubblicata la soluzione del gioco…
Chi userà google, ovviamente, sarà squalificato!!! 😉
La soluzione è facile… 🙂 1d 2b 3c 4a
A-Rampelli… B-Meloni…. C-Storace…. D-Musumeci…… anche se non vedo grandi differenze..:)
a-storace b-rampelli c-musumeci d-meloni ……
Alla fine probabilmente si tornerà tutti sotto lo stesso tetto….. il passo più importante sarà sempre uno cmq…. largo ai giovani e stop alle pippe mentali ed alle divisioni del passato!
Concordo Mattia, il simbolo c’è, i soldi pure (fondazione AN), prendano i vecchi iscritti e facciano un congresso con le vecchie regole….semplice? o no?
A=3 b=2 c=1 d=4
Poi mi spieghi dove stanno le differenze?
Non vedo la risposta al tema centrale : il cordone ombelicale con Forza Italia. E non concordo con i luoghi comuni sull’Europa “a trazione tedesca”..
Io propongo che facciano sapere dove desiderano essere eletti….. visto che, scusate la mia ignoranza, non riesco a trovare differenze di programma. la militanza di periferia, oltre l’appartenenza partitica, e’ pronta per il contributo sul territorio!
Già Titti, essere eletti è sbagliato. Si rischia di confrontarsi con la realtà e dover provare a realizzare quello che si dice in pubblico.
1D – 2B – 3A -4C ….
Anche se potrebbe essere anche il contrario o il contrario ancora … dicono le stesse cose e NON dicono le stesse cose … forse manca un pò di coraggio ed orgoglio a tutti e 4 … comunque aspettiamo con ansia la risposta al quiz!
A-Storace B-Rampelli C-Musumeci D-Meloni
Il problema non è fare bei discorsi. E lo sapete tutti. Il problema è aver presenti le “scottature” dell’uditorio “grande”. Non quello dei convenuti.
Ciascuno dei 4 ha un proprio stile. I contenuti sono abbastanza simili, ma ci sono evidenti differenze nel modo di esprimersi e di argomentare.
1A 2C 3D 4B
Non ho voglia nè pazienza di stare ad esaminare gli stilemi per partecipare al gioco, ma è un gioco intelligente: infatti a me sembra semplicemente che dicano le stesse cose e che potrebbero stare tutti nello stesso movimento.
Dire che tutti vogliono o dicano la stessa cosa mi sembra che limiti alcuni e favorisca altri. comunque il pensiero di fabio R. e di giorgia M . è il pensiero officina delle idee “””” poi sé dovrò risolvere l equazione sarà fatto al più presto
Io non la so… non sono le idee a dividerci, ma le persone
Ottimo articolo, condivido la tua opinione che non ci sono differenze sui contenuti, anche perchè avendo gli stessi valori ed ideali e dalla stessa storia e non avendola rinnegata, è un po’ difficile, avere differenze enormi sui contenuti, il problema è proprio come scrivi tu, sulla strategia e sui conti in sospeso tra dirigenti, ma non condivido il fatto che ritirare fuori un simbolo che ci hanno prematuramente tolto sia una cosa da poco o da prendere sottogamba… In attesa di una tua risposta, ti saluto cordialmente…
@Tiziano,
la mia risposta sul ritorno ad An è questa:
https://www.spigoli.info/archives/2017
la b e’ di Fabio Rampelli; la d e’ di Giorgia Meloni; la a di Storace e la c di Musumeci