Sospettavo che la narrazione sul virus potesse essere controllata e soggetta alla mannaia social ed il racconto del “New York Post” lo conferma. 23 febbraio: “The Post” ha pubblicato un articolo sulle origini di Covid-19, ipotizzando la diffusione del virus per errori nel laboratorio di Wuhan. evidenziando alcuni dettagli: l’improvviso viaggio a Wuhan del più grande esperto cinese di biowar (il generale dell’esercito Chen Wei); le notizie sulla scadente sicurezza del laboratorio; la debole spiegazione del mercato degli animali, dove non si vendono pipistrelli; l’abitudine di alcuni ricercatori cinesi di vendere gli animali da laboratorio agli ambulanti per fare soldi extra. anche molti (un ricercatore di Pechino, ora in prigione, ha guadagnato un milione di dollari vendendo le scimmie e i topi al mercato degli animali vivi).
Un articolo letto finché è intervenuta la censura Facebook, che bollando l’articolo come “falso” ha deciso di bloccarlo. Il quotidiano, però, ha scoperto che tra i presunti “verificatori indipendenti” c’è anche una ricercatrice che ha lavorato regolarmente coi ricercatori di Wuhan (Danielle E. Anderson, professore nella Duke-Nus Medical School di Singapore).
Mediatiamo gente… meditiamo.