«…di questa drammatica distanza dalla sensibilità popolare, di questo deficit di radici sociali, Veltroni è parso del tutto ignaro… con l’immagine salottiera e poco ruspante che la sinistra post-berlingueriana, con la sua mancanza di radicamento nel territorio, con la sua distanza culturale dalle regioni del Nord, presentarsi alle elezioni con un candidato premier che è la quintessenza del bel mondo di Roma, delle sue terrazze e dei suoi salotti, era già un azzardo notevole…» (“Perché siamo antipatici? La sinistra e il complesso dei migliori”Luca Ricolfi Longanesi)
Correndo con la mente al prossimo futuro ‘post-berlusconiano’ – immaginando una Lega sempre più forte ed indipendente e un ‘partito contenitore’ enorme, confuso ed indefinibile – si potrebbe prendere in prestito il pensiero ‘ricolfiano’ per cucirlo addosso al PdL. Appare verosimile e disegna un potenziale scenario che sancirà la morte della politica.

Faber

P.S.= Facile anche indovinare chi potrebbe indossare i panni veltroniani…

5 pensiero su “Giambattista Vico docet…”
  1. concordo pienamente ecco perchè “la DESTRA” non può e non deve perdere le sue radici.
    Se veramente siamo diversi dobbiamo anche fare una politica diversa da questi “bell’imbusti” signori del potere e componenti delle peggiore casta.
    Buona DESTRA – Adriano

  2. Direi che già si è verificato… Scusa, ma che differenza c’è tra i plutopartitocrati “di sinistra” e quelli di “centrodestra”, a parte netta superiorità dei primi in quanto ad ipocrisia?

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