A Roma, in pochi giorni, il sindaco Gianni Alemanno è riuscito a collezionare un crescendo di artificiali vuoti di memoria. Dopo aver enfaticamente omaggiato il ‘bombarolo’ Bentivegna ed aver piagnucolato per il mancato invito dei partigani al corteo resistenziale del 25 aprile, si è esibito in un repentino dietrofront, ritirando l’autorizzazione per l’utilizzo di una sala comunale per la presentazione di un libro su Nietzsche, edito dalla Ar, casa editrice di Franco Freda, coinvolto, e poi assolto, nel processo per la bomba di piazza Fontana.
Per un commento ‘interessato’, la parola allo stesso Freda (“Libero”, 1 maggio 2012):
«Diavolo! E’ ovvio che poi i dibattiti che vi accendono sono giusto quelli sull’eutanasia. A vivere ci avete rinunciato. Siete troppo ‘buoni’ per interessarvi alla vita, che, come si sa dai tempi del greco Eraclito, è guerra e ancora guerra. Ve lo sbatterebbe subito in faccia Meister Friedrich Nietzsche, che avete chiassosamente espulso dal Campidoglio. Vi direbbe quanto vi siete immiseriti con questo masticare sempre le stesse parole – pace e bene –, ruminare sempre gli stessi concetti – uguaglianza-tolleranza –, ritrovarvi sempre tra voi, gli equilibrati (leggi: furbetti), i moderati (leggi: ruffiani), i moderni (leggi: fiacchi e viziati). Dallo spleen allo spread: nient’altro. Depressi. Asfittici. Per dissimulare l’estenuazione vi agitate e pestate i piedini. Andate dalla mamma: Mamma Morale. E’ naturale, non egregi ma gregari politicanti romani, che il nostro perentorio Nietzsche in Campidoglio vi disturbi. Parlava di grande passione, Nietzsche, voleva il grande stile, la grande politica. Sì, metteva dappertutto questo aggettivo, Nietzsche, che vi fa saltare di sicuro i nervi: grande. Addirittura al superlativo: grandissimo. Anche infilandolo in quello che si conosce come ‘superuomo’, una sorta di uomo supremo, che non è il marito della casalinga di Voghera, che non è semplicemente un’idea platonica; che è, seppur raramente (e sempre più raramente), carne e sangue. Vi invita, Nietzsche, a pensare come potreste fare in modo che nascessero più esemplari di questo ‘uomo supremo’. A pensarci, eh, mica a programmare già una profilassi eugenetica di quelle feroci. A pensare alla grandezza, perché tanto basta perché nel mondo si aprano squarci e baleni di luce. A ricordare almeno che, come uomini, avremmo la facoltà di desiderare la meraviglia e non solo una stanca, burocratica routine. Oltre Bersani e Casini, insomma. Oltre i tecnici, anche se, oggi, solo per la loro compostezza, certi sembrano arcangeli. Mamma Morale vi ha trasformati in cadaveri, politicanti romani, oche del Campidoglio de noantri. Le vittime di qua, le vittime di là. Siete dei medium, più che mediatori della volontà popolare. Provate invece a mettere giù la bacchetta. Voltate pagina una buona volta. Leggete tra le righe Nietzsche e capirete che, continuando così, nulla saranno le vittime di fatto rispetto a ciò che avrete sacrificato per fifa: il meraviglioso. La grandezza. La linfa stessa della vita, che la rende desiderabile e degna. La libertà di votarsi a cause nobili, un po’ più nobili, un po’ più in su della lotta all’evasione fiscale. L’entusiasmo. E’ a questo che dovrebbero servire, oggi, i libri, le scialuppe che usano di solito le idee per salvarsi dal fiume limaccioso della storia. A spargere i semi del meraviglioso in un mondo caotico e depresso, che ha perso il suo firmamento e non sa più dove andare. O, dovrei dire, dove sbattere la testa?»