“…ponimi come sigillo sul tuo cuore, come sigillo sul tuo braccio…” Cantico de Cantici
«Cari camerati, benvenuti nel gruppo del Fronte della Gioventù, vorrei solo dirvi che in questo luogo virtuale dovete solo sedervi, come dice Alessio Piccirillo, nel comodo divano dei ricordi ideali, aprirvi e raccontare la vostra esperienza di militanti del Fdg, non abbiate remore, raccontate aneddoti, ‘battesimi del fuoco’, volantinaggi, cortei, semplici pomeriggi in sezione, amori, liti». Con queste parole si apre il neonato gruppo del Fronte della Gioventù su Facebook: un’iniziativa che ha raccolto, in poco tempo, un’adesione incredibile in termini di contributi, materiale, testimonianza e passione politica.
Il successo dell’iniziativa è frutto di una formula semplice semplice: il coinvolgimento di centinaia di uomini e donne che dal 1972 al 1996 hanno militato in una organizzazione politica giovanile che non dava nessuna prospettiva di vittoria politica, nessuna accettazione sociale, anzi, era sinonimo di “ghettizzazione”, richiedeva sacrifici, rischio fisico. Un’esperienza che ha segnato profondamente le loro vite. La pubblicazione della foto di un corteo, di un volantino, di un comizio oppure l’immagine di una scampagnata rappresenta un tuffo nel passato di ognuno di loro e ciò da origine a commenti, ricordi, a volte anche “sfottò”…
E così a poco a poco escono fuori le immagini di tessere, manifesti, volantini, strumenti di propaganda, che oggi sembrano archeologia industriale, come il ciclostile e scopri che alla sezione Trieste Salario di Roma gli avevano dato anche un nome “Olga” e la scritta che andava messa su ogni volantino che veniva distribuito “ciclostilato in proprio Via…”, altrimenti rischiavi la denuncia per stampa clandestina. E poi la scatola della colla usata per affiggere i manifesti, le tecniche di affissione e l’utilizzo di eventuali “additivi”.
Sul gruppo prendono forma le discussioni sulle iniziative che più hanno coinvolto i militanti: le feste di Spoleto, Assisi e Siracusa (con la presenza storica di Paolo Borsellino) ed i cortei studenteschi, le grandi battaglie, la difesa dell’Identità Nazionale, la lotta ai regimi Sovietici ed Americani.
Tra i ricordi si trova anche il sit-in davanti l’albergo romano che ospitava l’allora dittatore Polacco Jaruselky, la protesta a Nettuno contro la visita di George Bush senior, che veniva a celebrare i suoi soldati che “invasero” le spiagge romane, mentre cadeva l’oblio sui soldati italiani che cercavano di impedire quello sbarco.
Che dire, poi, di quel “Arrendetevi siete circondati”, lo slogan scritto nelle magliette usate dai militanti davanti Montecitorio all’epoca di tangentopoli che tanto fece discutere allora? Riccardo Andriani, che allora difese, gratuitamente, tutti i militanti accusati, pubblica l’ordine di perquisizione che un Magistrato ebbe il coraggio di firmare alla ricerca del corpo del reato: quella “pericolosissima” maglietta di cotone! Va da sé che i “regimi” (come quello della Prima repubblica) quando sono agli sgoccioli riescono a produrre azioni tanto aberranti quanto ridicole.
Poi c’è Germano che scrive: «Essendo nato nel 1992, appena 21 anni fa, non ho avuto modo di conoscere e vivere gli anni del Fronte della Gioventù. Tutto quello che so, lo so per sentito dire, perché mi sono documentato, perché mio padre ne fece parte e lì dentro diventò un uomo, insieme a tanti altri ragazzi che forse adesso fanno parte di questo gruppo su facebook… Oggi mio padre non c’è più, ma so per certo cosa penserebbe oggi… Penserebbe le stesse cose, avrebbe le stesse speranze, gli stessi sogni, la stessa rabbia che aveva a 16 anni… A mio padre piaceva particolarmente una frase di una canzone dei 270bis, che la maggior parte di voi, presumo, conoscerà: Ho sognato che eravamo un unico destino, un solo canto unanime, su un unico cammino… Non più impegnati a redigere barriere, per servire gli interessi di assetati di potere… Non più divisi, un’unica realtà, un’unica bandiera, di una sola identità. E per me fare parte di questo gruppo è un onore.» E capisci che l’esempio di un Padre vale più di mille parole.
Il gruppo partito un po’ in sordina, oggi veleggia sulle cento adesioni al giorno, un po’ come il richiamo del corno che, lontano, attutito magari da altri suoni e rumori, è oggi invece sempre più forte, chiaro e limpido e sta chiamando a raccolta la “Compagnia”, che per citare una frase di una canzone, che forse ad alcuni può sembrare un po’ scontata: Non si scioglierà mai la Compagnia, anche se qualcuno non è più sulla via”
Il gruppo nasce casualmente in contemporanea all’uscita del libro Colle Oppio Vigila “romanzo militante” scritto da Fabrizio Crivellari e del volume curato da Alessandro Amorese sul Fronte della Gioventù che uscirà ad ottobre. Ad oggi è questo l’obiettivo del gruppo: far rincontrare persone che non si vedono da vent’anni, riallacciare le antiche amicizie e forse chissà scoprire dopo vent’anni dal suo scioglimento che in Italia c’è stata e c’è ancora una Comunità. Il resto leggetelo da voi andando sul gruppo.
Francesco (Ciccio) Ciulla
(da “Barbadillo” – 31 agosto 2013)
Caro Ciccio (come il mitico Franco!), ti racconto l’episodio di un ragazzetto di 14 anni, un episodio più grande di lui ma che lo coinvolse in prima persona. Negli anni ’70 militavo a Colle Oppio, essendo nato al Rione Celio non potevo che andare lì. All’inizio del ’73 frequentavo la Sezione ma non ero ancora iscritto quando, al Rione, un mio amico d’infanzia che non poteva sapere il mio ideale politico mi chiese quale questo fosse, sapendo che militava a sinistra io eludevo sempre, finchè un giorno, rivelandosi per ciò che era, mi propose di petto di entrare a far parte del famigerato gruppetto Stella Rossa Fronte Rivoluzionario Marxista Leninista, tu senz’altro ricorderai quel branco di zecche esagitate ed esaltate inviso al P.C.I. e persino alla F.G.C.I.! Mai avrei pensato che un tipetto come lui, un tappo bruttino e deriso da molti in zona, avesse potuto far parte di un’organizzazione così pericolosa, dalla quale qualcuno passò poi alle B.R. Solo a quel punto mi decisi a parlarne in segreteria alla Sezione e, come mi aspettavo, subito si inalberarono due o tre dei soliti, tra cui Giannoni abitante anche lui al Celio, con il proposito di andare a rompergli le ossa: come ricorderai, all’epoca ciò era all’ordine del giorno. Il braccio destro del segretario Mario Rosicarelli (era mio dirimpettaio e ancora oggi sono amico della figlia Patrizia), avendo ascoltato, bloccò tutti e, tra lo stupore incredulo generale, mi disse di accettare la proposta del mio amico d’infanzia!!! Alle ovvie domande di spiegazione rispose a tutti che serviva qualcuno che informasse il Fronte delle mosse di quei pazzi i quali, tra l’altro, erano responsabili di numerosi pestaggi e danneggiamenti ai danni di diversi Camerati. Ci pensai un pò su e poi, “gasato” dai vari incitamenti e complimenti dei presenti, mi resi disponibile a ciò. In zona, quando reincontrai il mio amico lui rinnovò come sempre la proposta, gli dissi che finalmente accettavo e lui contentissimo, il giorno stesso, mi portò nel “covo” dei gruppettari, che si trovava a Via Urbana n.20, il mio biglietto da visita era il fatto che mio padre fosse (nessuno è perfetto) un militante attivo del Partito Socialista Italiano, manciniano convinto e attivista di Italia Nostra per la salvaguardia del Patrimonio Architettonico italiano, lui era un architetto urbanista. Nei giorni successivi mi iniziarono l’indottrinamento marxista leninista e io recitavo il “proletario convincimento”, salvo poi passare a Colle Oppio ad informare l’andamento. In seguito, ritenendomi avviato, le zecche mi proposero di iniziare a partecipare agli “interventi”, scritte murali, volantinaggi, diffusione del giornale, intimidazioni, danneggiamenti e pestaggi. Il Fronte, da me prontamente informato di tutto, interveniva solo sugli episodi più cruenti, i quali andavano regolarmente a monte, come quello accaduto proprio la mattina del giorno del mio compleanno nel ’73, quando cinque zecche dovevano pestare un Camerata alla fermata di Via Ostiense angolo Via P. Matteucci e si ritrovarono a loro volta massacrati da una ventina di Camerati inviati dalla Sezione, da me avvertita. Quando una serie di altre azioni del gruppetto fallirono inspiegabilmente, qualcuno cominciò a sospettare di una spia all’interno e l’attenzione si concentrò subito su di me e su altri due nuovi arrivati; parlatone al segretario del Fronte, dato che era anche un conoscente di mio nonno, conscio dell’ovvio pericolo che correvo mi ordinò di cominciare a dribblare gli appuntamenti finchè non lasciai definitivamente quel gruppetto con la scusa di mio padre che, essendo noto per essere un moderato, mi aveva manifestato il suo disappunto alla mia appartenenza all’estrema sinistra. La mia militanza al Fronte proseguì normalmente finchè, verso il 18° anno di età, le prime frequentazioni ad Avanguardia Nazionale non attirarono l’attenzione del’allora Ufficio Politico (oggi D.I.G.O.S.) della Questura, al quale ero già noto per i tanti episodi cruenti e i relativi fermi, in quegli anni di piombo. Un amico di famiglia, un Generale dell’Esercito che lavorava nei Servizi, mi preannunciò parecchie conseguenze penali e mi consigliò di evitare ulteriore militanza offrendomi, al contempo, una corsia preferenziale per l’arruolamento volontario. E fu così che, antrando a far parte della gloriosa Brigata Paracadutisti Folgore, la mia avventura politica terminò. Un’avventura strana, come avrai letto, perchè iniziare da infiltrato non capita tutti i giorni, ma tu capirai che un incarico come quello non è cosa troppo grossa per un ragazzetto di soli 14 anni… se ci crede!
Ciao e… A NOI!
Roberto
bellissima testimonianza. Ciccio Ciulla