Dopo le prove generali – perfettamente riuscite – del 13 e 14 aprile, il Cavaliere ha tastato il terreno – perfettamente fertile – portando all’attenzione del Parlamento un po’ di ‘cosucce’ con un leggero profumo ‘ad personam’, senza incontrare alcuna resistenza interna. Ora, tutto è pronto per la completa fidealizzazione. Un progetto da tempo nella sua mente e la performance del predellino non era che una puntata della ‘fiction’.
Lui proclama la nascita del Pdl, Fini punta i piedi e fa i capricci? Lui benedice la scissione ed il nuovo partito di Storace. Fini si pente e si converte, allora lui scarica Storace e camerati.
Per lui, ambizioso presidente del Milan, una trasposizione politica del calcio-mercato: acquisita la prima ondata di ingaggi – certamente la più corposa, ma anche quella che sarebbe dovuta essere la più faticosa perché affrontata su un terreno identitario, almeno così pareva… – passa a pianificare gli altri spezzoni del copione.
Casini punta i piedi e dichiara l’indipendenza centrista? Lui offre rifugio ed assistenza ai rivali Giovanardi, Rotondi e Pizza, ben incensati con rimborsi d’oro e posti di governo. Casini non si pente e non si converte, allora lui gli cannibalizza le truppe periferiche terrorizzandole con gli sbarramenti elettorali ed è pronto lo sgambetto alle prossime europee. La ‘bozza Bocchino’ (dal nome del suo primo firmatario, pienamente calato nel ruolo di giustiziere delle minoranze) propone l’ostacolo del 5%, ed i centristi, nonostante abbiano superato quello nazionale con un dignitoso 5,6%, dopo un anno di anonima semi-opposizione potrebbero vedersela brutta.
In ogni caso, la quota alta servirebbe a debellare definitivamente il ‘pericolo comunista’ ed a rafforzare il favore già fatto al Presidente della Camera, ampiamente meritevole per la svendita repentina ed indolore di An. Sarà un gioco da ragazzi punire duramente la riluttanza di coloro che si agitano a destra, rivendicando la fiamma e la sua continuità, e non intendono piegarsi alle sirene del Pdl.
Questo il da farsi sul piano esterno, alla disperata ricerca della perpetuazione di un successo (mascherata da lotta per il ’voto utile’), con l’unico problema di avere una cospicua compartecipazione della coriacea e per nulla arrendevole Lega. Ma per Bossi e soci avrà in serbo qualche altra sorpresa.
Anche sul fronte interno, però, le idee del Cavaliere sono chiare e ben espresse nella recente circolare, firmata dai due proconsoli Verdini e La Russa, inviata a dirigenti ed eletti di Forza Italia e di Alleanza Nazionale, ricca di istruzioni per completare il percorso verso il Pdl. Sul piano organizzativo l’accelerazione è evidente (“…formare sin d’ora, sotto la guida dei coordinatori regionali, un coordinamento regionale del Pdl” che dovrà “formare in ogni provincia e comune il coordinamento del Pdl” e “costituire una federazione tra i gruppi consiliari”), ma ciò che lascia perplessi è la rigida ripartizione all’interno di queste strutture: “Occorrerà avere come punto di riferimento l’intesa stipulata tra partiti prima delle elezioni per la formazione del Pdl (75%-25%), poi corretta all’atto delle candidature (70%-30%)”, seppure “evitando incomprensibili discussioni che possano scaturire dalle questioni locali”. Tanto prevedibili che “vi preghiamo di darci su questo punto tempestive informazioni”.
Dalle parti di An, con appena il 25-30% di posti all’interno di questi nuovi organismi, diventerà difficile parlare ancora di semplice confluenza, come – proprio in polemica col coordinatore nazionale azzurro, cofirmatario della circolare – fece il reggente Ignazio: «…An intende proporre non lo scioglimento ma la confluenza reciproca in un nuovo soggetto politico, capace di conservare militanze, storia e tradizione di ciascuno degli aderenti.» (Il Tempo, 14 giugno 2008)
Una disfida sui termini che rischia di proseguire: sarà annessione o fagocitazione?
A quanto si dice nei corridoi che contano, Fi avrà la decenza di organizzare solamente una spettacolare convention che sancirà la sua fine. Una festa degli eletti azzurri chiamati a firmare una cambiale sulle loro future elezioni, che solo Berlusconi potrà decidere se avallare o meno. Diversamente in An si continua a parlare di un vero e proprio congresso con delegati che farebbe pensare a tesi contrapposte. Ma in attesa di almeno un dissidente, si profila una semplice ratifica di ciò che già è stato deciso dai vertici romani e supinamente accettato dai quadri dirigenti periferici. Forse ancora inconsapevoli dell’effetto schiacciamento che rischiano nel confronto sul territorio con gli svezzati cugini.
Anche un altro aspetto della proposta elettorale la dice lunga sullo scenario politico che si vorrebbe disegnare: l’eliminazione della preferenza – prevista nella ‘bozza Bocchino, ma proveniente dalla mente del Cavaliere – prefigura non più liste di ‘candidati’, ma nuovamente di ’nominati’. L’inevitabile preludio alla completa parlamentarizzazione delle strutture decisionali del costituendo Pdl, con annesse doti richieste per i primi posti in lista: affidabilità, obbedienza, riconoscenza verso il dominus a cui si deve la nomina e poco più… Ovviamente, in parallelo alla scomparsa di un valore tanto caro agli ex-missini, per decenni anche chiave della selezione dei quadri dirigenti: la militanza.
D’altronde, fu proprio Berlusconi a sottolineare, in piena campagna elettorale, che a lui sarebbe bastata un pattuglia di parlamentari pensanti, gli altri almeno ubbidienti e pigianti: «In Parlamento chi lavora sono trenta persone. Tutte le altre devono essere lì, leali, e devono essere presenti dalle nove di mattina alla nove di sera» (Libero, 1 marzo 2008).
Il vero problema è che anche i secondi vengono pagati profumatamente.
La ‘bozza Bocchino’ è la più spietata contro i partiti che rivendicano un profilo identitario, eppure un tempo anche il vicecapogruppo alla Camera era parte integrante di una minoranza orgogliosamente ricca di identità, ma a quanto pare la memoria non è dote prevista in politica.
Contro l’ipotesi di approvazione di questa legge elettorale capestro si può prendere in prestito una dichiarazione datata, ma lungimirante, autorevolmente espressa contro la riforma elettorale di quegli anni. Un ottimo suggerimento per i candidati alla scomparsa parlamentare per mano altrui: «Qui la partita è truccata, le regole drogate e noi non ci stiamo. L’unica cosa da fare, con la massima urgenza, è avvertire i cittadini, smascherare l’imbroglio camuffato da rinnovamento che ci hanno confezionato…».
Così Gianfranco Fini (L’Italia settimanale, 17 febbraio 1993) contro il maggioritario che avanzava inesorabile e minacciava di estinzione i missini di allora.
il piano del PDL e del Berlusca su altre e nuove regole elettorali va combatturo,si mina la democrazia e si toglie il potere dei cittadini di scegliere la classe dirigente del paese, ma che ci facciamo di un parlamento di nominati e signorsi? che spinta potranno mai dare al paese?
Un’analisi che non fa una piega e che, purtroppo, disegna uno scenario futuro privo di partecipazione e di democrazia nel corso del quale si consoliderà il regime da mesi instaurato con decisione non certo unilaterale. Mai era accaduto nella storia politica di avere un Parlamento senza rappresentanti nè della destra identitaria e sociale, nè della sinistra radicale. Oggi nel Parlamento italiano c’è solo tanto, tanto centro sicuramente il peggior centro che la politica ricordi. Complimenti Berlusconi !! E grazie per averci tradito, per aver tradito “la Destra”, quella vera, quella che è sempre stata leale. Ma è solo questione di tempo….
Davvero ottimo. Garantisco che faccio girare a tutti quelli che hanno ancora una testa per pensare, ricordare e progettare ed … un cuore. Vado e torno.
Grazie Faber.
Quest’analisi apre uno scenario davvero preoccupante. Se da un lato penso ottimisticamente che è un ciclo storico destinato a concludersi in breve ed in malo modo (per questa classe politica “prona” intendo, perchè in fin dei conti a decidere sono comunque gli italiani e loro possono portare lo sbarramento a quanto vogliono, se gli italiani si incazzano davvero lo schiaffo lo danno pure al Silvio “compratutto”), dall’altro prevedo nel breve termine, tempi duri. Purtroppo anche nella Destra di Storace ci sono spaccature più o meno accentuate su diversi argomenti. Per non parlare della delusione procurataci dalla Santanchè, che prima parlava di inciuci, ed ora vuole inciuciare pure lei. In alto i cuori, la nostra lotta -che a differenza delle sinistre non è contro qualcuno ma a favore di qualcosa, la libertà- dovrà essere come la goccia d’acqua continua, capace di corrodere e di penetrare ovunque. Passeranno i tempi bui e ancora una volta dovremo essere pronti. Forza camerati, A Noi!
Grazie Faber. Ferma opposizione allo scempio!
http://www.ladestrapiazzabologna.blogspot.com
Non fa una grinza…
Anni fa , un signore preconizzava la creazione di un partito radicale di massa in Italia .
L’ errore che aveva commesso all’ epoca è quello di avere pensato che all’ opposto si sarebbe automaticamente formato un blocco sociale che si sarebbe opposto a questa manovra , ma i poteri forti , che ben hanno pensato e perseguono una precisa strategia , hanno preferito , spingendo verso l’ americanizzazione della politica italiana , piegare al loro volere , tramite Berlusconi e Veltroni , il popolo italiano con una falsa democrazia del tutto formale , ma che in sostanza non lascia alternative a nessuno .
In America da tempo immemorabile i presidenti , a prescindere del partito di appartenenza , fanno parte della stessa superlobby . Mutatis mutandis è sufficiente leggere i programmi sia del PDL che del PD e avere assistito al deprimente teatrino dei lavori nei primi mesi del nuovo parlamento , per convincersi di questa verità .
Usque tandem dovremo sopportare ? E’ così ineluttabile questo processo ? Avranno la forza gli italiani di contrastare questa vera catastrofe che maschera l’ avvento di una strisciante ma ferrea dittatura ?
Quando si dice che Fini e i suoi interessati colonnelli hanno pensato ai propri percorsi personali abbandonando valori e principi , siamo lontani dalla verità ?
Rispondano gli italiani ,se ne hanno il coraggio .
Il PdL è un Comitato di Affari. I valori e le idee sono solo una copertura. Come quei negozi che non vendono nulla e stanno sempre lì… Naturalmente lo stesso discorso vale per il PD…
Io veramente non me la prendo con Berlusconi, ma con quei banditi e venduti di Fini, La russa, Gasparri e Alemanno. Sono loro che hanno permesso lo scempio della destra italiana. Senza le loro macchinazioni centriste, tendenti a rinnegare tutti i nostri valori, non ci sarebbe mai stata nè la scissione di Storace, nè tantomeno l’ingresso nel PDL. Si vergognino di quello che hanno fatto. Io resto con La Destra e se anche dovessero decidere di affossarci definitivamente con una nuova legge elettorale per le europee, Amen!, preferisco fare l’extraparlamentare a vita che votare dei leccaculo neodemocristiani!
Avrei voglia di scrivere tanto ma non ce la faccio più il disgusto comincincia a prenedere il sopravvento, siamo diventati senza onore incollati ai cadreghini e bastasenza ideli senza orgoglio, ma pechè i nostri ragazzi hanno dato la vita negli anni di piombo? per permettere a questi servi sciocchi di imperare? per carità basta!!!!!!!!!!!!!
Analisi perfetta!
una sola aggiunta. Chissà, in futuro, quante subrette saranno nominate onorevoli e minisrtro…..