In questi giorni si è parlato tanto, forse troppo, di «voto utile» costringendoci a riflettere su questo anomalo consiglio arrivato a più riprese dalle sponde dei due partiti contenitore. Silvio e Walter hanno duettato elegantemente, secondo un copione ben scritto, invitando gli elettori a votare per sé o per l’altro. Questo sarebbe il «voto utile», cioè quello “che apporta vantaggio, profitto o giovamento”. Appunto… utile per chi? A pensarci bene, non pare appassionante uno scenario nel quale i due contenitori ben assortiti possano conquistare oltre l’80 per cento dei voti, arrivando ad un conseguente controllo assoluto del potere politico in Italia. I ‘partiti gemelli’ stanno puntando decisamente a trasformare il bipolarismo in un secco bipartitismo. Vogliono americanizzare lo scenario politico italiano abbattendo le differenze, le identità, le storie culturali e politiche nazionali. La chiamano semplificazione, ma – visti i numeri e gli scenari di grande equilibrio che si prefigurano – profuma tanto di grande accordo: larghe intese, inciucio o ammucchiata… fate voi. Una pesante minaccia di pensiero unico ( a proposito, sono in corso le indagini per scoprire chi abbia copiato il programma dell’altro…) dietro il quale sarebbe più facile fare affari (all’orizzonte ce ne sono tanti) per quei poteri ben acquattati trasversalmente dietro i due contenitori. Senza più alcun controllo, soprattutto grazie all’attuale sistema elettorale che ha consegnato ai leader il potere di veto e di scelta nelle liste dei ‘nominati’. Attenzione, avviso ai naviganti verso il 13 aprile: è breve il passo che porta dal voto utile al voto dell’utile idiota…
Faber