Anche la recente elezione di Mauro Pili come Presidente della Giunta ha riproposto e confermato la presenza di un virus che attanaglia la politica sarda. È un male che viene da lontano. Una patologia che risente del crollo delle cosiddette ideologie, che bene avevano esercitato il ruolo di spartiacque, di confini invalicabili. Che ha subìto in maniera devastante l’effetto tangentopoli, liberando energie negative sino a quel momento ben organizzate nelle bande all’ombra dei partiti. E che rischia di paralizzare la vita politica nell’Isola senza che mai nessuno degli untori paghi il giusto dazio. Si tratta di un atteggiamento ampiamente diffuso anche nella società civile, dove è tra le cause di un’altra grande crisi, quella demografica.
«Single è bello» è uno dei recenti filoni della società italiana, spesso tratteggiato nei patinati nazionali, ed anche la politica, per non esser da meno, si è saputa adeguare, trasformando questo dignitoso status dell’uomo italico in bieco personalismo, in strisciante interesse personale. Fattaccio che sta seriamente paralizzando, imbalsamando e vanificando quella svolta epocale che le elezioni regionali del 1999 avevano fatto intravedere a molti. Soprattutto a coloro che si sentivano da sempre condannati all’esilio politico dell’opposizione, quegli uomini di destra, quegli “ex missini” – o più precisamente quegli “ex fascisti” – che arrivando al governo della Sardegna, per la prima volta nella storia regionale, speravano di lasciare un segno tale da non ridurre un fatto storico in un evento banale. Ma i conti erano stati fatti senza considerare la bramosia di potere dell’homo homini lupus centri.
E così il frutto di una stramba legge elettorale ha favorito l’affermarsi dei famigerati single che – troppo esperti di “bottega” (chi ha detto che la scuola di partito non serve a nulla è stato smentito dai fatti) ed allevati dalle ridondanti mammelle centriste (ovunque si trovano eredi più o meno legittimi) – sono riusciti a condizionare gli assetti regionali fino ad imporre prima Mario Floris a capo della Giunta del “Polo allargato”, poi a farlo cadere – seppure con dignità come si confà ad un politico consumato qual è il “Mariolino sempreinpiedi” – ed ora a far tremare, con precisi segnali nel segreto dell’urna, il plurivotato prodigio della politica sarda.
Mentre scriviamo non si conosce ancora la composizione esatta della nuova Giunta Pili, ma è certo che se il prode Mauro avesse “potere di scolorina” ne cancellerebbe più d’uno. Troppi generali senza truppe, feudatari di spicchi di Sardegna, mercenari senza arte né parte, padroni di un pugno di voti ma non di altrettanto consenso, diventati detentori dell’equilibrio politico isolano, e che dal centro della scacchiera condizionano tutto e tutti, soprattutto coloro che, forti del consenso, legittimamente aspiravano a governare. Eccoli in prima fila pronti a pretendere e ad ottenere ruoli chiave dai quali preservano fette di potere che devono poi perpetuarli nel mezzo dei due piatti della bilancia, tanto da poter decidere su quale piatto saltellare in questa occasione, ma anche nella prossima. Chi è stato attento osservatore avrà notato quante difficoltà per quegli assessori della Giunta Floris che in nome del quieto vivere della compagine di governo hanno difeso obtorto collo alcune scelte dei loro predecessori, oggi in quota al centrodestra, ma che quelle scelte avevano esercitate dalla sponda del centrosinistra. Che coraggio, che sprezzo del pericolo, che equilibrismo…
A destra e a sinistra nessuno potrà mai scagliare la prima pietra, oggi i single sono serviti al “Polo allargato”, mentre “ulivisti” e “rifondaroli” in versione verginelle si sono stracciati le vesti gridando allo scandalo e ricorrendo agli epiteti più tremendi. Ma se gli alchimisti della politica sarda non dovessero trovare in tempi brevi l’antivirus, i single tornerebbero a colpire infettando anche i prossimi scenari, e non è escluso che ad usufruirne non siano proprio gli scandalizzati di oggi. Martelli e Misserville docet.
Serve un monito, un segnale, un’epigrafe da tenere ben in vista. Alla luce di questi ultimi avvenimenti è d’uopo aggiornare uno dei tanti frutti della saggezza dei nostri avi latini, troppo spesso dimenticati in nome di un’invadente anglomania, ricorrendo ad uno stratagemma linguistico con la semplice elisione di una consonante: in media stat virus.