Il dibattito è stato intenso, ma breve e non risolutivo. Ora – a meno di un mese dal diktat finiano – sia gli ‘anti-antifascisti’ che i ‘neo-antifascisti’ fanno finta di nulla e tacciono. Intanto, i cimeli sono rimasti al loro posto nelle case e nelle sezioni, il saluto legionario è ancora protagonista, le ‘celtiche’ restano al collo e tra ventidue giorni sarà il momento delle libagioni celebrative.
Nello stilare un bilancio di quel sabato ad ‘Atreju’, escluso lo scontato e ridondante consenso degli ‘afecionados’, l’ennesima capriola finiana ha costretto taluni a compiere spavaldi sforzi dialettici (fino a provare noia nel «parlare di fascismo e antifascismo») per non entrare in contrasto con le sue parole e per tacitare i dissensi, confidando nell’imminente confluenza nel Pdl, dove si prevede non sarà obbligatorio dichiararsi antifascisti. Mentre in Alleanza Nazionale è arrivato il ‘diktat bis’ del ministro Altero Matteoli: «Chi non condivide le parole di Fini si mette fuori da An».
Per trovare un clima entusiastico bisogna spostarsi sul fronte avverso, in quel mondo culturale che ha trovato un inaspettato alleato e si è dimostrato subito riconoscente: «Le convinzioni di Fini – ha scritto Gianfranco Pasquino, docente universitario a Bologna e collaboratore de “l’Unita” – sono cambiate nel corso del tempo in maniera coerente e sono approdate al riconoscimento di verità storiche che stanno a fondamento della Repubblica italiana» (1).
Maggiormente entusiasta, Luciano Canfora (docente universitario a Bari, nel comitato scientifico della Fondazione Gramsci e frequentatore assiduo dei congressi dei Comunisti italiani): «Non so dove Fini abbia studiato recentemente, ma definire così l’antifascismo è molto avanzato» (2).
Un’intellighenzia che, in perenne difficoltà al cospetto del montante ed illuminante filone storico ‘revisionista’, ha trovato un favoreggiatore, subito abbracciato e coccolato, fino a concedergli un consenso pressoché unanime: «Le sue dichiarazioni – spiega Nicola Tranfaglia, docente universitario a Torino e nel comitato scientifico della Fondazione Gramsci – in qualche modo concludono, perché vanno in direzione opposta, il percorso avviato da Luciano Violante nel ’96, con l’apertura ai ‘ragazzi di Salò’. Un discorso infausto. E’ significativo che ci sia questo rovesciamento di ruoli e che arrivi la smentita di Fini alle parole di Violante» (3).
Lo storico, ex deputato dei Comunisti Italiani, è stato prontamente supportato da Claudio Pavone (docente universitario a Pisa, vicepresidente dell’Istituto per la storia del movimento di liberazione ed ex partigiano), che ha considerato particolarmente importanti le dichiarazioni di Fini «perché spiazzano tutti coloro che, da qualche anno, hanno fatto del revisionismo la propria bandiera e considerato la contrapposizione fascismo-antifascismo un’anticaglia» (4). E da Piero Sansonetti, direttore del quotidiano “Liberazione”, che tra le conseguenze più rilevanti ha individuato «una battuta di arresto della campagna revisionista avviata dalla destra italiana con lo scopo di smontare la “Civiltà politica” prodotta in Italia dal 1945 in poi. L’iniziativa di Fini tira il freno e ostacola l’offensiva revisionista» (5).
Quindi, un inaspettato Fini, in versione ‘quinta colonna’, che conquista profonda riconoscenza per il contributo offerto al contrasto della revisione storiografica, infatti – secondo Pasquino – «incidentalmente, taglia l’erba sotto i piedi anche ad alcuni giornalisti revisionisti i cui libri, critici dell’attività dei partigiani, che certamente non fu sempre impeccabile, hanno avuto grande successo di pubblico (meno, in verità, di critica)» (1). Al suo fianco addirittura un vecchio nemico, l’ex presidente della Repubblica Oscar Luigi Scalfaro: «Le sue riflessioni fanno piazza pulita di certe smanie revisioniste divenute ormai insopportabili» (7). Un clima talmente celestiale da farlo diventare, dopo tanti anni di cattivi esempi di destra, anche un ‘buon maestro’ per eventuali ‘giamburrasca’ con istinti ribelli: «La lezione merita di essere imparata rapidamente anche dai suoi compagni di partito ai quali il successo inopinatamente raggiunto e le cariche fortunosamente conseguite sembrano avere dato alla testa» (1).
Il Presidente della Camera è indiscutibilmente lanciato verso nuovi orizzonti ed il suo futuro è ben visibile dietro le sue esternazioni. «Forse rispondono – azzarda Canfora – anche a una serie di esigenze interne: tenere a bada i colonnelli, candidarsi alla successione di Berlusconi» (2), mentre Bruno Gravagnuolo (il Cosacco de “l’Unità”, come lo ha chiamato Giampaolo Pansa) lo interpreta in chiave continentale come un «tentativo di ritagliarsi un ruolo decente di leader della destra democratica europea, con la sua revisione entra alla grande nel Ppe e può aspirare a concorrere da Premier» (6).
Nel suo itinerario storico Fini ci ha finora abituato a funamboliche evoluzioni, perciò non ci si può illudere che il suo cammino sia già terminato. In previsione di altre sorprese, potrebbe servirgli tener conto della saggia considerazione di un altro storico, Arrigo Petacco: «Quando comincia la guerra, la prima vittima è la verità: quando finisce, le bugie degli sconfitti vengono smascherate e quelle dei vincitori diventano Storia» (8).
Faber
1) Agenzia AGL – L’Espresso, 14 settembre 2008
2) Left, 18 settembre 2008
3) Corriere della Sera, 14 settembre 2008
4) Liberazione, 18 settembre 2008
5) Liberazione, 14 settembre 2008
6) l’Unità, 14 settembre 2008
7) Corriere della Sera, 15 settembre 2008
8) Il Tempo, 14 settembre 2008
Chissà come ci sarà rimasto Gianfuffa a leggere le odierne dichiarazioni di Pansa sull’anpi e sui partigiani… attendo da un momento all’altro un duro comunicato di condanna da parte sua e dell’intera classe digerente (non è un refuso) di AN.
Adesso il dr. Fini deve fare di più.
Sollecitare, come Presidente della Camera:
1) il parlamento – perchè promulghi una nuova legge che faccia sintesi della legge Scelba e del decreto Mancino, applicabile a tutte le comunità emergenti della destra identitaria;
2) ancora la Camera perchè formuli una legge che persegua tutte le attività degli storici revisionisti sul… fascismo.
3) la magistratura perchè sciolga immediatamente le associazioni della destra radicale.
Dopo di che, il maggiordomo di Arcore avrà ultimato il suo lavoro, la sua “mission” , e sarà pronto per assumere un nuovo incarico istituzionale. Pulito e antifascista come non mai.
Non è fantapolitica, prima o poi lo farà.
“Un partito vincitore si impadronisce della storia, condanna, discredita o intimidisce i testimoni che potrebbero imbarazzarlo, filtra gli archivi e impone la sua versione dei fatti. Così si è fatta, il più sovente, la Storia degli uomini” (henry de montherlant)
Questa procedura, in Italia, è stata applicata alla lettera, con la differenza che molti testimoni sono stati addirittura eliminati; ultimamente, anche per merito di Pansa, si era aperto uno spiraglio di verità e non si sentiva assolutamente il bisogno che qualcuno, per bassi scopi personali, facesse cadere il silenzio nuovamente.
Giorgio Almirante diceva :” Quando vedi la tua verità fiorire sulle labbra del tuo nemico, devi gioire, perchè questo è il segno della vittoria”
Ma quando vedo la “loro” falsità fiorire sulle labbra di uomini (?) che almeno sino a non molto tempo fa facevano parte del mio mondo, come devo interpretare il fatto? Di sicuro non gioisco, provo solo pena e tristezza, per loro e per tutti coloro che come me in loro hanno creduto e da loro sono stati traditi.
MALEDIZIONE IL GIORNO CHE MI SONO INNAMORATO DELLA DESTRA, DI FINI E DI TUTTE QUELLE STRONZATE CHE DICEVANO. TUTTI CI CREDEVAMO ALL’INFUORI DI CHI COMANDAVA
RICOPRIVA POLTRONE E PRENDEVA LAUTI STIPENDI. ALMIRANTE – ALMIRANTE CHE SBAGLIO HAI FATTO CI ABBIAMO MESSO 60 ANNI MA ALLA FINE NON SONO STATI I COMUNISTI AD ANNIENTARCI MA SOLO IL TUO DISCEPOLO.
Mentre in Alleanza Nazionale è arrivato il ‘diktat bis’ del ministro Altero Matteoli: «Chi non condivide le parole di Fini si mette fuori da An». GRAZIE MI HAI TOLTO ANCHE L’OBBLIGO DI DIMETTERMI DAL PARTITO.
Quando comincia la guerra, la prima vittima è la verità: quando finisce, le bugie degli sconfitti vengono smascherate e quelle dei vincitori diventano Storia»
Alla fine è arrivato il digestivo… un vero amaro. Ma non desta meraviglia il percorso personale di Fini, visti i piatti serviti in precedenza. Voglio sottolineare l’espressione “percorso personale” perché nella vita può capitare di fare delle scelte, siano esse dettate dall’opportunità e dalla cupidigia siano esse ispirate da alti fattori. Ciò non toglie che il “percorso personale” di un singolo, soprattutto in tema di valori, non possa essere imposto a un intero mondo che proprio di quei valori è stato testimone, a volte fino all’estremo sacrificio. Niente retorica, per amor del cielo, ma chi ha vissuto intensamente quegli anni (e non solo la guerra e il dopoguerra ma anche gli anni Settanta e Ottanta) sa di che cosa stiamo parlando. C’è un lungo filo conduttore di valori che attraversa generazioni e generazioni. Cambiano le strategie, cambia la comunicazione, cambiano i leader, cambia la politica, ma mai i valori che hanno mosso e muovono migliaia di individui.
Siamo cambiati? Certo che lo siamo. Tutti crescono e le azioni che si fanno a vent’anni magari non si rifarebbero oggi, ma continuiamo ad identificarci proprio in quelle idee che ispirarono tali azioni. Si può separare la politica dai valori? Oggi molti sono abili nel farlo, ma non è solo questo il punto. Ognuno misura se stesso e i suoi progressi nel cammino dell’esistenza perché sa da dove è partito. Insomma, ti proietti nel domani perché hai un passato e un presente (che domani diverrà passato). Ma rinnegare tutto ciò, anzi, diventare addirittura nemico del tuo passato, delle tue origini, dei tuoi valori significa che sei o un incommensurabile bugiardo oggi o sei stato il re degli impostori ieri.
la generazione dei cinquantenni ha dimostrato ciò che è: un manipolo di arrivisti incompetenti.
ora la domanda è: quanti giovani si saranno dimessi dopo l’ “invito” di Matteoli?
Si parla di Fini e Matteoli come se questi due soggetti fossero davvero importanti in A.N. prima e nel PDL ora…… La verità è che questi non contano proprio nulla , nè hanno voce in capitolo nel PDL di adesso! Le dichiarazioni di La Russa e degli aderenti alla Destra sociale di Alemanno (Saltamartini, De Angelis , Santangelo, Accame ecc. ) sconfessano Fini, che nel P.D.L. è palesemente isolato! Non capisco perchè si continua ad accostare i giovani di A.G. a Fini! Alle dichiarazioni di Fini si risponde con 2 modi: o con l’indifferenza, o scatenando un putiferio, come ha fatto il capo di A.G. della Provincia di Roma, Iadiciccio, con il suo “Antifascisti, mai” !
Viste le reazioni della Stampa progressista e sessantottina alle dichiarazioni di Iadiciccio, preferirei l’indifferenza, poichè è chiaro che la stampa tenta di strumentalizzare qualunque dichiarazione , rompendo lettaralmente i coglioni ad Alemanno col discorso sull’antifascismo !
Per chi non l’avesse ancora capito , il capo della destra sociale e punto di riferimento per i giovani di A.G. è Gianni Alemanno!
Caro Faber, colgo l’occasione di questo tuo articolo per salutarti con grande affetto.
In risposta alle tue parole, che condivido, ti allego un mio pezzo sull’argomento uscito su Linea.
Benvenuto compagno Fini
Non c’è che dire, tutto il mondo antifascista che conta si è stretto intorno a Gianfranco Fini dopo la nascita della sua nuova identità. Tutti, proprio tutti, hanno voluto rilasciare una dichiarazione di empatia nei confronti dell’ex missino, diventato finalmente uno di loro.
Dai baroni universitari ai politici di ogni progressismo possibile, un coro unanime di applausi.
Lo storico Nicola Tranfaglia prova finalmente sollievo perché le dichiarazioni di Fini “possono essere interpretate come un decisivo passo avanti sulla strada dell’acquisizione dell’antifascismo come criterio fondamentale della democrazia”. Veltroni parla dell’evoluzione di una persona, e qualche minuto dopo dichiara che il governo della destra sta rovinando il paese.
Non c’è che dire, Fini adesso è proprio uno che conta, le sue nuove idee sono perfettamente in sintonia con la cultura ufficiale che bisogna assolutamente professare per essere accreditati nei salotti buoni della politica.
Gianfranco Fini è adesso un uomo nuovo. Grazie ai valori dell’antifascismo, adesso potrà finalmente essere considerato uno statista saggio e lungimirante.
Anche gli ultimi tre capi di Stato sono scesi in campo, per dare il benvenuto al discepolo di Almirante nell’arco costituzionale. Ciampi dice di apprezzare in pieno le parole del presidente della Camera. Finalmente sulla nuova destra italiana, rappresentata dalle parole antifasciste di Fini, non peserà più nessun “bando morale”.Ci sentiamo tutti un po’ sollevati adesso che in politica non esistono più “poli esclusi” e “bella ciao “diventerà il nuovo inno nazionale. Oscar Luigi Scalfaro “si leva il cappello” di fronte alle riflessioni di Fini, che fanno piazza pulita di “certe manie revisioniste divenute insopportabili”. A Scalfaro Fini è piaciuto perche le sue parole hanno cancellato ogni residua ambiguità. L’ex presidente sull’argomento è un campione imbattibile. Cossiga taglia corto e dice che Fini ha forzato la mano quando ha sostenuto che “siamo tutti antifascisti”.
Non c’è che dire, il nostro eroe ne ha fatta di strada da Fiuggi.Oggi Gianfranco Fini è un uomo nuovo. Ma soprattutto è un protagonista della vita democratica italiana. D’altronde il presidente della Camera ha superato a pieni voti gli esame del sangue, che sono stati vidimati e sottoscritti da tutti le anime belle dell’ antifascismo in sevizio permanente effettivo.
Leo Longanesi non ha torto quando scrive: «Non sono le idee che mi spaventano, ma le facce che rappresentano queste idee».
Tutto perfetto e cosa facciamo? Vado sul concreto, la “Destra” non fa per me, l’avete già spiegato voi e non capisco bene i leader, parlano una lingua povera. E non mi piacciono affatto le recenti sparate di La Russa e Gasparri. C’è qualcosa che non torna. Ce ne stiamo a bordo campo con i pugni in tasca o assaltiamo la diligenza? Nel senso che è meglio stare nel PDL e far venire le dissenterie ogni santo giorno ai “trotterellini”, o andare al congresso e sventolare le lenzuola? Vorrei essere ottimista e penso che fare i guasta feste lo si può fare con decisione, senza compromessi. Diversamente la vedo male, o meglio ci si “rifonda”, si collabora sull’essenziale e … chi non “si trova” nell’attuale geometria del PDLimousine magari ci raggiunge. Il problema è che Casini… ecc … ecc…
D’Alema ha riproposto il golpe. Potrebbero farcela. Vi ricordate il linciaggio del direttore di Regina Coeli Donato Carretta? Venne usata la legge di Lynch, prima che potesse parlare. Vennero uccisi 12 Ufficiali dell’Arma alle Fosse Ardeatine. Il vile ttentato di via Rasella venne posto in essere, dopo che dal carcere romano, con il determinante aiuto del Carretta, furono fatti uscire, tra gli altri, Pertini ed il Visconte Luchino Visconte Conte di Modrone. Le liste erano già pronte. Bisognava eliminare, usando la collaudata tattica ” Strassera”, chiunque, pur alleato, non doveva parlare. Rosario Bentivegna, anni 23, freddò con colpo di pistola un giovane Tenente della G.di F., convocato in Questura, su richiesta del governo miliitare alleato, al fine di assumere compiti di collegamento con la guerra civile che impersava al Nord.
Tornerò con nomi e cognomi su questi armenti, per sottolineare che i rossi prima ladri e poi assassini.
Alcuni stanno lontano dalla ribalta perché hanno scelto una vita diversa. Altri perché non sono capaci di arrivarci. Come fare a distinguerli? Non si può. L’attrice che è arrivata al successo giura che non ha mai ceduto a compromessi. Quella che non ci è arrivata giura che è perché non ha mai ceduto… La menzogna vince. Il bugiardo truffatore nega anche di fronte ad un video che lo inchioda. Per farsi notare, tutto diventa lecito. Perfino fare citazioni che sono veri autogol. Fini ha fatto carriera e ne farà ancora. Come Veltroni, come D’Alema o come Mastella. Sono persone che hanno scelto di stare comunque in prima fila e sono talmente brave da riuscirci. La morale? La coerenza? La fedeltà? Ma ci facci il piacere!!!! esclamerebbe Totò.
Puccio