Volevate una destra europea e siete stati subito accontentati. Dico a voi stampa, partiti e poteri che avete invocato, per brindare alla fine del ventennio berlusconiano, una destra europea anche per il nostro Paese. E per servirvi, l’Europa vi ha subito mandato un cadeau, un assaggio e un prototipo. Il partito di destra che trionfa nei sondaggi in Francia come primo partito è il Front National di Marine Le Pen. Che sia di destra non potete dubitarne, è l’unico grande partito europeo che rivendichi quella matrice. E che sia una forza europea nemmeno, sia perché si richiama all’Europa come civiltà, come unione delle patrie e delle tradizioni; sia perché i temi che affronta sono esattamente i tre temi su cui si stanno concentrando le destre europee: la tutela della sovranità popolare dal dominio dell’Europa tecnocratica e finanziaria; il disagio degli europei per l’irresponsabile cedimento demagogico ai flussi migratori incontrollati; la difesa della famiglia e delle tradizioni civili e spirituali rispetto alla riduzione della famiglia a unione fra le altre, tra genitore uno e genitore due, più frattaglie che nell’antichità erano denominate figli. Sono questi i tre temi su cui si ritrova la destra europea, in tutti i versanti.
Prima di parlare – come fa il mediocrissimo Hollande – di deriva estremista, sarebbe il caso di chiedersi come mai decine di milioni di europei, non piccole minoranze agitate, si rivolgano a forze come il Front National. Non discuto se siano estremiste o moderate, mi fermo ai contenuti e alle motivazioni; e poco senso ha esorcizzare la Bestia, estrarre il cartellino rosso dell’estremismo o ripiegare sul cartellino giallo del populismo. Se un partito diventa il primo partito qualche spiegazione dovete pur darvela, senza ricorrere agli incantesimi di qualche mago, Silvian per esempio, o di qualche strega, Marine per esempio. Il discorso allora investe le due principali forze europee e il loro tradimento dei rispettivi elettorati. La forza socialista da una parte che ormai non si cura più del disagio popolare, delle famiglie che stentano a vivere al tempo della crisi, della giustizia sociale e dei proletari ma è interamente proiettata nel codice ideologico e penale del politically correct e si occupa solo di gay, immigrati, lessico e maggior pressione fiscale. Ma l’altro tradimento che colpisce più da vicino è quello dei popolari. Un tempo erano una forza vagamente d’ispirazione popolare, cristiana, europea. Adesso sono diventati una forza del tutto acquiescente sui temi prima indicati, totalmente prona alla Merkel e ai poteri tecno-finanziari degli eurocrati. C’è da rimpiangere pure l’epoca di Mitterrand e di Kohl. Se la destra europea assume quei connotati e sceglie quelle forze politiche è a causa di quel tradimento; la gente non si sente più difesa dai diktat europei, dagli strozzini del debito sovrano, ma anche dalle migrazioni incontrollate e dal totale sfascio delle strutture sociali primarie, come la famiglia. E allora non sentendosi rappresentata dai popolari e nemmeno dai socialisti, ricorre a una destra popolare e nazionale. In Francia la défaillance dei moderati non ha i tratti del partito popolare ma del gollismo di Sarkozy. Ma il percorso è lo stesso.
Questa è oggi la destra europea. Il populismo sorge quando le sovranità popolari non contano più; l’estremismo si affaccia quando nessuno dà risposte efficaci ai problemi reali della gente. Da noi quella destra deve ancora farsi largo perché l’antipolitica ne ha rubato il posto. Quell’antipolitica, che oggi grilleggia, rappresenta una deriva estremista, subculturale e fatuo-populista della sacrosanta protesta popolare. Proprio ieri mentre in Francia esplodevano questi sondaggi che proiettano sulle prossime elezioni europee un trionfo del Front National, in Italia alcuni spezzoni della destra venuta da An, più personalità significative del centrodestra, hanno dato vita a un’officina per rifondare una destra in Italia. E non è da sottovalutare su quei temi il ruolo della Lega. Resta l’incognita dell’approdo berlusconiano, che viene bombardato non solo dagli apparati mediatico-giudiziari e politici interni ma anche dai popolari europei. Ma se si vuol parlare di una destra veramente europea, davvero democratica, realmente all’altezza dei nostri tempi, non si può prescindere da quei tre temi popolari che prima indicavo e su cui insisto da qualche tempo. Poi, certo, si può auspicare una versione più seria e rigorosa, non estremista né populista, di quel diffuso sentimento e di quelle concrete istanze. So che per lorsignori la destra dev’essere quella specie di bromuro che serve a tener fermo il popolo dal versante moderato, mentre la sinistra lo tiene fermo dal versante progressista, così l’eurocrazia può tirarci tutti i denti e gli organi vitali che vuole. Ma la destra europea, democratica e popolare, come si è già visto alle elezioni, non va sui Monti, preferisce la Marine.
Marcello Veneziani
(da “Il Giornale” – 10 ottobre 2013)