Giulio Terzi (sì, proprio il pessimo ex ministro degli esteri e dei marò), Adolfo Urso, Magdi Allam, Gianni Alemanno e Ignazio La Russa: la foto pubblicata sul Corriere della Sera a conclusione di Atreju è l’imbarazzante riprova del nulla cosmico che sta caratterizzando il fallimentare tentativo di creare una nuova aggregazione a destra. Chi dovrebbe seguire questa gente? Chi dovrebbe impegnarsi per consentire a costoro di continuare a far danni come han sempre fatto? Tutti reduci da completi fallimenti politici ed amministrativi, ma tutti con l’arroganza di continuare a guidare un nuovo gruppo. Di qualsiasi tipo, su qualunque posizione. Non un’idea nuova, non un progetto vincente. L’unico obiettivo è quello di mantenere una poltrona, uno strapuntino, un briciolo di potere e visibilità. D’altronde la nomenklatura ex missina, postfascista, aennina e caricature varie, è spesso composta dalle stesse persone che han dato vita alla misteriosa fondazione che dovrebbe gestire il consistente patrimonio immobiliare creato in era missina. E che, in teoria, dovrebbe servire per far politica, non per garantire un seggio agli sconfitti di ogni battaglia. Si vede benissimo come sanno utilizzare i soldi. C’era una volta Il Secolo d’Italia, quotidiano di nicchia ma, in alcuni periodi, in grado di offrire un’idea, un pensiero, una interpretazione della realtà. Ora ridotto al nulla on line. E le altre grandi iniziative politiche? Mistero. Ovviamente i grandi quotidiani legati al centrosinistra non hanno alcun interesse ad enfatizzare il poco che emerge dall’area. Ma non si capisce perché dovrebbero farlo. E se il Corriere dedica alla conclusione di Atreju solo la fastidiosa foto di una fastidiosa famiglia scombinata, senza una riga su progetti e scelte, forse una ragione c’è. Incapaci di comunicare, convinti che il mondo inizi e finisca intorno al loro gruppetto (purché si riunisca a Roma, perché scoprire il resto d’Italia è faticoso), impossibilitati ad avere una strategia semplicemente perché le persone ritratte in foto non hanno nulla da spartire con quella che vorrebbero fosse la loro base. Senza dimenticare il servilismo consueto che impone di invitare gli avversari più squallidi, per ottenere da loro quella legittimazione che evidentemente si ritiene di non essere in grado di conquistare. Tutto da buttare, tutto da rifare. Intanto, in Francia, la destra si rafforza. E cerca di creare una nuova classe dirigente, competente, capace, studiosa. In Francia.
Augusto Grandi
(da “Girano” – 16 luglio 2013)