Sarebbe ora di affrontare seriamente la storia degli anni Settanta poiché puntualmente troviamo qualcuno che letteralmente dà i numeri sugli anni di piombo. L’ultimo a farlo è lo storico Miguel Gotor che su “Repubblica” scrive: “Negli anni Settanta, la violenza armata dei giovani neofascisti è stata feroce: oggi sappiamo che, tra il 1969 e il 1975, la stragrande maggioranza delle azioni violente ebbe origine nel variegato mondo neofascista: tra il 1969 e il 1973 addirittura il 95 per cento degli attentati (1011 contro 50) che scesero al 61 per cento nel 1975. La violenza di sinistra, invece, subì una brusca impennata tra il 1976 e il 1977 e solo allora divenne prevalente rispetto a quella nera”.
Una contabilità davvero bizzarra di cui saremmo proprio curiosi di conoscere le fonti poiché può essere smentita citando un solo dato ripreso dalla rivista “Ordine Pubblico” (organo d’informazione per le forze di polizia) che solo per il 1972 riporta che gli attentati subiti dalle sezioni del Msi-Dn sono stati 54 (in una sola notte si registrarono attentati contro 11 sezioni a Roma e dintorni). E anche negli anni precedenti non sono mancati attentati alle sezioni nonché alle auto di esponenti missini, come pure nel 1973. Comunque basta andare a sfogliare i quotidiani di quegli anni, la collezione del “Secolo d’Italia”, de “Il Tempo”, del “Giornale d’Italia” , de “La Notte” (gli altri quotidiani non sempre riportavano attentati contro le sedi del Msi o aggressioni a giovani di destra) per capire la grossolanità del dato fornito da Gotor.
La Destra non ha un problema con il neofascismo degli anni Settanta. Il problema semmai ce l’hanno i giornalisti e gli storici che tentano di fare un minestrone, ma lo storico Gotor quando scrive del Pci ci mescola insieme Lotta Continua, Potere Operaio, Avanguardia Operaia, Autonomia Operaia e i terroristi delle Brigate Rosse, Prima Linea e tutte le altre formazioni? Davvero non si azzarderebbe a farlo perché in tal caso sarebbe deriso da tutti, anche da noi. E allora non si capisce questa ostinazione nel fare un unico minestrone per la Destra: come se Ugo Venturini, Carlo Falvella, Virgilio e Stefano Mattei, Giuseppe Santostefano, Graziano Giralucci, Giuseppe Mazzola, Mikis Mantakas, Sergio Ramelli, Mario Zicchieri e gli altri militanti del Msi e del FdG uccisi tra il 1970 e il 1983, c’entrassero qualcosa con le bombe neofasciste.
Sugli anni di piombo sarebbe ora di fare una ricerca completa e dettagliata utilizzando anche quotidiani a 360 gradi (l’esistente “Vent’anni di violenza politica” è troppo faziosa poiché basata solo su quotidiani di sinistra o di centrosinistra e non riporta tantissimi episodi a danno di giovani di destra), sulla scia della ricostruzione di quegli anni fatta a quattro mani senza pregiudizi e faziosità da Adalberto Baldoni e Sandro Provvisionato (un giornalista di destra e uno di sinistra) che nel 1989 hanno pubblicato “La notte più lunga della Repubblica” edito da Serarcangeli, aggiornato poi nel 2003 come “A che punto è la notte” edito da Vallecchi e nel 2009 come “Anni di piombo” edito da Sperling&Kupfer. Una lezione da riprendere e da portare avanti.
Federico Gennaccari
(dal “Secolo d’Italia” del 24 aprile 2024)