Nei giorni scorsi, alcuni media hanno ‘insinuato’ che la nuova musa dell’antifascismo letterario avesse un recente passato a destra.
La risposta è arrivata oggi nell’intervista pubblicata dal quotidiano “Il Manifesto”, nel tentativo di allontanare il sospetto di una repentina e strumentale conversione politica.
Dopo la confessione, inevitabile come il pentimento (“Quegli articoli li ho scritti io, e me ne vergogno così tanto che non li ho mai più riletti, non ci riesco”), la giovane scrittrice si erge a esperta ‘testimone di zona’ del pericolo fascista: “So di cosa parlo. E lo so non solo perché sono cresciuta nel quartiere di Acca Larentia, lo stesso di Stefano Delle Chiaie, dove il fascismo esiste ed è normalizzato”.
Ma il colpo di scena arriva qualche riga dopo: “Lo so anche perché dopo lo stupro che ho subito la persona che ho incrociato nel mio cammino e che si è posta come mio salvatore era proprio un fascista. Alle cose che mi diceva ci credevo”. Parole che trasudano più di fiducia tradita che di politica. E al cuor non si comanda.
Però, siccome bisognerà pur riabilitarsi, con uno slancio di modestia e forte autostima, sente la necessità di evidenziare che “il fascismo è pericoloso proprio perché è folle che siano riusciti a intortare una persona come me che legge e che ha sempre letto tanto”.
Infine, per scacciare il sospetto che l’antifascismo sia un’ossessione o più semplicemente una furbata di marketing librario (memore delle copie vendute da “Istruzioni per diventare fascisti” di Michela Murgia), ci tiene a precisare che il suo antifascismo “è il frutto di un vero e proprio percorso di liberazione”.
P.S. = Nel suo primo libro, dove racconta della terribile vicenda dello stupro subito dieci anni prima, ‘ovviamente’ lo stupratore è fascista.