Non pago del difficile avvio – che già SPIGOLI aveva incorniciato nella maledizione di Montecitorio – Gianfranco Fini ha trascorso un’estate ad alta intensità, incorrendo, suo malgrado, in alcuni ‘incidenti’ di percorso. Vittima della sua passione per le immersioni, abbandonata la cravatta rosa (avvistata spesso nel completo istituzionale di Italo Bocchino, vice capogruppo del Pdl alla Camera, quasi fosse un talismano…) ed indossata la muta subacquea, ha sfidato le casse dello Stato utilizzando i mezzi dei Vigili del fuoco per farsi accompagnare in giro per mari. Un privilegio mai chiesto – come si è affrettato a precisare il suo portavoce (1) – ma ottenuto perché «…al fine di garantire a Fini – come scritto in un comunicato dei VF – una costante assistenza nel corso delle sue escursioni in mare, il ministero ha autorizzato 180 ore di straordinario al personale sommozzatore.» (1).
Tanto che sulle ‘gite istituzionalizzate’ pende – dopo l’esposto del sindacato di base dei pompieri – il giudizio di congruità della Corte dei conti. Nessun dubbio, invece, sulla congruità della multa che il Presidente della Camera dovrà pagare per la sua immersione nella riserva di Giannutri, all’interno del Parco nazionale dell’arcipelago toscano, protetta da esplicito divieto, presidenzialmente infranto da Fini. Estate a tutto mare, ma anche ad alta mondanità (paparazzato sullo yacht di Marco Tronchetti Provera) e ad alta emotività, paparazzato sulla barca, in tenere effusioni con Elisabetta Tulliani, in presenza di un rigonfiamento sospetto, tanto presidenziale da meritare una copertina su “Novella 2000”.
Finite le vacanze da gossip, il Presidente è sparito dai titoli e dalle rubriche dei quotidiani e dei telegiornali, ma ha tempestivamente riconquistato la scena ripescando, davanti alla platea della festa del Partito democratico, dal suo voluminoso libro degli ‘strappi’ una sua proposta del 2003: il voto agli immigrati. Allora, nonostante fosse vicepremier, non ebbe grande successo. Ancora peggio in questa occasione da Presidente della Camera. Immediata la reazione contraria dei colleghi del partito in liquidazione, della fedele alleata Lega, ma sopratutto di Silvio Berlusconi in persona che l’ha prontamente ricacciato nel suo ruolo istituzionale di ‘opinionista’, che nulla ha di governativo: «Non è nel nostro programma. Ha espresso un suo parere personale. Non c’è all’ordine del giorno alcuna iniziativa di legge su questo tema» (2).
Per una volta, strappato lo spartito dalle mani dei pidiellini, anche noi possiamo intonare: “Meno male che Silvio c’èèèèè…”

Faber

1) Corriere della Sera – Magazine, 4 settembre 2008
2) Corriere della Sera, 5 settembre 2008

2 pensiero su “Meno male che Silvio c’è…”

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