Tutto è cominciato quando Enzo Raisi, ex deputato finiano, ha lanciato un missile terra-aria postelettorale contro i cosiddetti ‘gabbiani’ romani: «Fratelli d’Italia è La Russa più la sezione missina di Colle oppio di Roma. Non c’è dietro nessun progetto politico serio. E’ un partito molto romano con un pezzo di Lombardia, rappresentata da La Russa, il cui unico obiettivo è conservare la posizione in Parlamento» (“Il Tempo”, 2 giugno). Rinforzando il concetto in un post su facebook: «Nasce in quattro e quattr’otto, quando a pochi mesi dalle ultime elezioni alcuni ex An, accortisi che Berlusconi voleva scaricare tutta la ex An, si inventano FdI per salvare qualche poltrona. Ignazio salva la sua e quella di Corsaro, a te (si rivolge all’ex deputata milanese Paola Frassinetti, nda) ti mandano a morire in Veneto, si salvano i tre di Colle oppio, addirittura la Meloni come capolista ruba il posto al povero nostro collega di Pavia, Carlo Nola, che aveva vinto in Lombardia 3 per far subentrare il terzo di Colle Oppio alla faccia del territorio (che c’entra la Meloni con la Lombardia qualcuno me lo spiegherà un giorno, visto che ha scelto il seggio in Lombardia dove potevi esserci tu e non essere catapultata in Veneto) e per far vedere che non sono una An piccina piccina si imbarcano anche il povero Crosetto che ovviamente rimane a casa… imbarcando anche Alemanno, che prima aveva bussato a tutte le porte trovando solo dei no. Ora Alemanno sperava con il simbolino di essere eletto alle europee ma visto che Dio esiste è rimasto con un pugno di mosche in mano. Il progetto è tutto qui» (7 giugno).
Trovo ingeneroso sostenere che FdI sia privo di un progetto politico serio, anche perchè la campagna elettorale europea ha comunque costretto a prendere nette posizioni su alcuni temi (seppure, in parte ‘convinti’ dai risultati delle famigerate ‘Primarie delle idee’), ma sopratutto vedere cotanta argomentazione sostenuta da un ex dirigente di Futuro e libertà fa sorridere e venire in mente un detto popolare: “il bue che dice cornuto all’asino”.
Però, la scarsa affinità con chi fa la disamina non può inficiare alcuni contenuti, anzi andrebbe aggiunto un dettaglio non irrilevante che Raisi ha dimenticato: anche La Russa siede in Parlamento avendo optato per la Puglia, togliendo il seggio al barese Marcello Gemmato e consegnandolo in Lombardia a Massimo Corsaro. Tanto che l’accusa di gestione esageratamente ‘romanocentrica’ ed il fastidio per l’ingombrante presenza del colonnello milanese albergano anche dentro il corpo dirigente di Fratelli d’Italia. A conferma di ciò, alcune uscite pubbliche, anche in risposta a Raisi, dei massimi ‘reduci’ dell’avventura di Colle oppio hanno provocato qualche mal di pancia interno.
Infatti, la risposta dei ‘gabbiani’ al ‘finiano’ non si è fatta attendere. Fabio Rampelli, sul “Secolo d’Italia” (2 giugno) ha elencato i meriti politici del gruppo politico nato in quella sezione, per amore della verità nota e stimata in tutta Italia («Non è stata una sezione romana del Msi, ma un vero e proprio laboratorio politico culturale e antropologico per la destra italiana che ha portato in dote spigolature di assoluta avanguardia») ed ha difeso il ‘sacrificio’ di La Russa («non aveva necessità di fondare un partito nuovo per conservare un ruolo di prima fila»), Giorgia Meloni («se si fosse accucciata all’ombra del cavaliere e, magari dopo, di Alfano, probabilmente oggi sarebbe al Governo») e Guido Crosetto («che ha pagato la sua coerenza e il suo coraggio restando fuori dal Parlamento»). E’ fin troppo facile sottolineare che forse l’accucciamento all’ombra di Berlusconi è comunque durato più del lecito, tanto che l’uscita dal Pdl è da considerare tardiva ed i tempi, vista l’aria da resa dei conti tra componenti che aleggiava nel Pdl, è sembrata sospetta. Certamente tardiva, forse sospetta, ma da me tanto apprezzata.
Finora, però, nulla è stato spiegato sulle ardite opzioni esercitate sui collegi da La Russa e dalla Meloni, che ovviamente hanno deluso la militanza e mortificato la presenza sui territori.
Però, il maggior fastidio provato da alcuni militanti e da molti elettori che guardano con attenzione e curiosità a FdI (come il sottoscritto) è stato su alcuni contenuti. Marco Marsilio, ex deputato Pdl e dirigente di FdI, nel goffo tentativo di criticare il ritorno in politica di Fini ha messo in stretta correlazione l’omaggio alla figura di Benito Mussolini con il razzismo: «Quando faceva i pellegrinaggi a Predappio e omaggiava Le Pen padre, noi avevamo già ripudiato l’antisemitismo» (“Il Tempo”, 4 giugno). Marco, gentilmente, potresti illuminarmi? Tenere un busto del Duce sulla scrivania o un libro ‘apologetico’ nella libreria, oppure frequentare Predappio sono incompatibili con il voto a FdI? Così da regolarmi per la prossima tornata elettorale.
Come se fosse un ordine di scuderia, anche Rampelli non è stato da meno, disegnando la comunità missina e del Fronte della Gioventù come un ricettacolo di razzisti e nostalgici a senso unico: «Colle oppio ha ripudiato le leggi razziali del fascismo dieci anni prima che lo facesse Fini, ha invocato la destra a emanciparsi dal ventennio quando Fini dichiarava Mussolini “il più grande statista del secolo”…». Mi sembra un ragionamento fortemente miope, e per niente veritiero. Io c’ero e non ho mai conosciuto chi tifasse per le leggi razziali o, pur considerando Mussolini il più grande statista del ‘900, proponesse sic et simpliciter una riedizione del Fascismo. Fabio, in quegli anni chi frequentavi? Insomma, questa arma storico-dialettica è spuntata e mi sorge un altro dubbio: con quale ambiente e con quale storia i ‘gabbiani’ vorrebbero ricostruire una comunità politica?
Tornando e concludendo con Raisi, il ‘superfiniano’ non ha perso l’occasione per sottolineare che «non mi sono riciclato, bocciato dagli elettori sono tornato a fare il mio mestiere senza nessun aiutino, perché grazie a Dio ho sempre avuto, a differenza di altri, un mestiere». Se per riciclarsi si intende ricandidarsi, il ragionamento non fa una piega. Effettivamente, dopo il flop elettorale di Futuro e Libertà (159.000 voti, 0.46%) nessuno dei ‘finiani’ (capriolatore compreso…) si è azzardato a ripresentarsi ai ludi cartacei. Ma Raisi non ha perso la passione e con la sua nuova ‘creatura’, “Modernizzare l’Italia”, ha appoggiato pubblicamente Scelta Europea, con alcune candidate dell’associazione nelle liste centriste. Casualmente la stessa scelta fatta da Fini coi risultati elettorali che tutti conosciamo. Comunque, è certamente meritorio tornare al proprio mestiere, con l’auspicio che lo facciano anche altri che hanno condiviso con Raisi certe ‘avventure’…