Non si tratta di semplice nostalgia per gli anni passati, ma dell’inevitabile effetto di un convegno al quale ho avuto la fortuna di partecipare. Ha risvegliato la memoria per alcune battaglie giovanili, quelle condotte all’insegna dell’autodeterminazione dei popoli. Erano gli anni in cui le storie più gettonate erano quelle dell’Irlanda e della Palestina. Soprattutto, ma non solo…
Popoli che lottavano per l’affermazione della propria Patria, della propria Identità, della propria storia e della propria cultura, della propria esistenza. Li sostenevamo idealmente, qualche volta in controtendenza rispetto al politicamente corretto. Per noi, idealisti militanti giovanili, costoro erano ribelli che lottavano senza tregua per la loro sovranità nazionale.
Oggi lo scenario internazionale è profondamente cambiato, ma l’autodeterminazione dei popoli resta un principio che deve essere difeso ed affermato. Ancor più oggi che contro i popoli, contro le identità nazionali si sta affermando il mostro del ‘mondialismo’. Gli spietati teorici di questa strategia senza anima hanno disegnato un quadretto di pace e serenità, da conseguire grazie alla creazione di un ‘villaggio globale’, quello che la finanza mondiale considera indispensabile per la libera circolazione di merci, uomini e capitali. Non più stati sovrani con confini e leggi proprie, ma un unico stato mondiale. Un grande mercato senza cittadini, ma abitato da consumatori senza identità e cultura. Hanno disegnato per tutti noi un destino di omologazione, che inevitabilmente sancisce l’estinzione per quei popoli che ancora possiedono coscienza della propria specificità, che ancora non sono stati corrotti nell’anima, che si riconoscono in una storia con radici profonde, che respingono ogni assalto all’Identità, che non hanno alcuna intenzione di sottoporsi al volere dell’ideologia mondialista.
Occorre perciò colpirli e silenziare la loro storia. Occorre perciò piegarli al volere del pensiero unico e tacere della loro capacità di essere ‘ribelli’. Occorre vincerli per dimostrare che non c’è speranza.
Grazie a questo convegno ho conosciuto uno di questi popoli: i Karen, che in Birmania combattono una strenua lotta contro il governo centrale per non abbandonare la propria terra e per non perdere la propria identità. Ho conosciuto la Comunità Solidarista Popoli – nata a Verona nel 2001 – che coi suoi volontari, impegnati da anni in un concreto progetto umanitario, si è schierata apertamente nella lotta tra «Identità e Mondialismo, al fine di salvaguardare le particolarità culturali contro l’omologazione» (dal sito Comunità Popoli).
La vicenda birmana inizia nel dopoguerra, quando l’Inghilterra abbandona la sua ex colonia, che più tardi cade sotto l’influenza dell’Unione Sovietica. Si inaugurò così la via birmana al socialismo per la realizzazione del famigerato ‘paradiso comunista’. Oggi, però, questo scenario rigidamente ideologico non è più attuale. Parlare ancora di dittatura comunista per il regime sanguinario di Rangoon risulta poco credibile e poco corretto. Come spiegano i volontari di Popoli, il regime birmano è diventato una narcodittatura, infatti la droga è voce fondamentale del suo bilancio economico: oltre all’eroina, ogni anno almeno 500 milioni di pastiglie di anfetamine varie sono destinate al traffico internazionale.
Un paese, sostenuto militarmente dalla Cina, che intrattiene remunerativi rapporti commerciali con multinazionali europee, israeliane e statunitensi, interessate soprattutto al profitto ed allo sfruttamento delle risorse energetiche del Paese. Facile capire perché il regime birmano perseguiti da decenni l’etnia Karen, peraltro indisponibile, per ragioni etiche, a piegarsi alla logica del mercato della droga. Sei milioni di persone che da migliaia di anni abitano quelle terre, che fanno gola agli affari del governo nazionale.
Sanità, istruzione ed assistenza sociale sono i settori che, a causa della feroce repressione del regime birmano, richiedono un urgente intervento. Perciò, Popoli raccoglie fondi da destinare all’acquisto di medicinali e di beni di prima necessità e fornisce, con almeno due missioni all’anno, concreta assistenza scolastica e sanitaria con la costruzione di scuole e cliniche mobili.
Lo sterminio di questo popolo avviene con il complice silenzio degli organismi internazionali, che oltre a produrre qualche documento cartaceo (a metà degli anni ’90 le Nazioni Unite hanno definito lo sterminio del popolo Karen “un genocidio lento ma inesorabile”) nulla hanno fatto di concreto.
Un dramma frutto perverso della supremazia che l’economia ha ormai conquistato sulla politica, che evidenza quanto sia grave la crisi della sovranità popolare e territoriale a vantaggio della sovranità del mercato e della finanza. Una politica non più in grado di governare questi fenomeni secondo interessi generali e valori condivisi, assolutamente impotente contro il tentativo di seppellire i popoli sotto l’egemonia dell’interesse di pochi. Un’agghiacciante crocevia per la realizzazione di un mondo unico, omogeneo, senza più differenze. Un mondo dominato da un solo e onnipotente supergoverno mondialista.
Le parole – prese in prestito da una lettera che Franco Nerozzi, presidente di Popoli, ha scritto a Hla Too (bambino/soldato karen di 12 anni) – suonano come un auspicio per tutti i popoli della terra: «…un giorno, potrò forse mostrare a mio figlio che è ancora possibile voltare le spalle alle schiere chiassose dei mercanti, ricordando, con orgoglio, di appartenere, da sempre, ad un’altra stirpe.»
Faber
Che dire, il dramma è sicuramente la globalizzazione e la contemporanea delocalizzazione.Perchè se è vero che con la cosiddetta globalizzazone e il conseguente predominio dell’ economia sulla politica con le multinazionali e non, che oramai condizionano governi e conseguentemente affamano i popoli del terzo estirpandoli dalla loro identità, costringendoli a lavorare in condizioni di schiavitù con salari miserandi e orari che neanche gli schiavi, portando a lavorare bambini per un tozzo di pane.Di questi comportamenti sono colpevoli anche alcune grandi aziende italiane. E se tutto questo è un vera e propria tragedia per quei popoli e un dramma per noi che con la decolalizzzione perdiamo posti di lavoro con aziende che con grande disprezzo per la dignità umana hanno come dio il profitto e la sopraffazione. A questo si aggiungano le grandi società che vengono continuamente salvate da mamma Stato e quando la situazione finanziaria torna ad essere florida intascano allegramente i profitti,ottenuti delocalizzando e sfruttando, alla faccia di chi per anni a provveduto a salvarli.Belli erano sicuramente i tempi in cui ci si batteva per la libertà dell’Irlanda, per i diritti degli Indiani d’America per il Tibet sino a poche settimane fa agli “onori” della cronaca ma presto dimenticati,un pò perché altri fatti gravi,terremoto in Cina, hanno preso il sopravvento un pò perchè in fondo dei tibetani oppressi non importa quasi a nessuno il Ministro degli esteri del precedente Governo Berlusconi, di cui per amor di patria non cito il nome , si disse contrario alla sospensione della fornitura di armi alla Cina, già perchè anche se molti non lo sanno l’Italia è uno dei principali fornitori di armi ai cinesi che poi le usano per opprimere il Tibet e per minacciare Formosa.Cosa volete che importi della Birmania molti non sanno neppure dove si trova e poi sono cosi lontani che si arrangino, si arrangino tutti i popoli oppressi non disturbate la tranquillità dell’occidente.Senza nostalgie mi piacerebbe che i nostri giovani riprendessero ad essere giovani con voglia di autonomia dalla melma del partito si riprendessero tutta la autonomia e la loro gioventù per tornare ad essere i difensori dei deboli e non dei grassi industriali.Attenzione però a non confondere la difesa dei deboli con i finti oppositori della globalizzazione che in Italia obbediscono ai vari Caruso e soci che altro non sono che eredi del vetero comunismo più truce e che vogliono sostituire al mondialismo delle industrie il mondialismo dei soviet che sono i peggiori nemici della libertà di tutti i popoli.Se un tempo si diceva che capitalismo e comunismo erano due facce della stessa medaglia la stessa cosa si può dire della globalizzione capitalista e comunista.
La sommaria e superficiale conoscenza delle particolari tendenze economico-sociali che in qualche modo rendono piccolo il pianeta terra, tanto da farci sentire parte di un tutto che ci circonda da vicino, mi indurrebbe a pensare che una cosi’ grande e globale brutta situazione meriterebbe una palingenesi altrettanto forte, una potente e incisiva “rottura” dei pessimi equilibri che sembrano governare le menti degli uomini.
Ideologie senza capi, senza responsabili; parcellizzazione e dispersione delle responsabilita’ nella conformazioni delle strategie complessive; politica e governi che fiatano su tutto (anche sugli escrementi del mio cane); società disgregata e troppo avanti rispetto all’intuito di chi dovrebbe in qualche modo governarla… L’uomo, l’individuo, l’essere pensante in una comunità di esseri pensanti, perde di significato, perche’ diventa “l’immigrato” “il lavoratore” “l’imprenditore” etc.etc. Le categorie giuridico-normative di una legislazione che si intreccia su diversi livelli finisce per assorbire e prosciugare l’individuo in una pedina del sistema che comunque, necessariamente, dovrebbe avere uomini alla guida. Penso a qualcosa che l’economia globale, il relativismo etico-culturale, l’omologazione comportamentale elettro-informatico-modaliola dei nostri adolescenti forse non conoscerà mai: la passione, il sentimento, il coraggio di motivare le scelte. Anche nel comando, nell’esercizio del potere, nell’affermazione di un dominio in funzione della crescita sociale e culturale dei proprio figli. L’annientamento delle comunità segue l’annientamento dell’individuo, l’individuo responsabile che paga per i suoi errori, che realizza i sogni e trascende con i suoi comportamenti dal contesto. Un nuovo umanesimo? Un ritorno alla gloria dei padri? Al sacrificio degli eroi? Abbiamo stimoli diversi da quelli artificiali, eteroindotti, mediatici e goderecci? Qualcuno riesce ad educare qualcun altro? Qualcuno ha ancora qualcosa da insegnare….?
Anche a me è piaciuto molto il convegno di sabato scorso.
Il Mondialismo è uno di quegli argomenti che mi irritano di più, anche perchè più passa il tempo più sono convinto del fatto che la Politica sia ormai ben poca cosa; nel senso che il potere decisionale non lo hanno più i governanti, bensì la casta degli amministratori delegati e dei big della finanza.
Relativamente allo spirito “donchisciottesco” della Destra italiana, è stato sempre una nostra peculiarità ed un nostro vanto.
Trovo però che ormai questo sentimento sia andato irrimediabilmente perduto. Quando sento i rappresentanti della Destra parlamentare esprimersi in maniera totalmente negativa sulle idee dei No-global, vengo assalito dal disgusto, perchè quando a Destra si sostenevano quelle stesse teorie, a Sinistra dicevano che eravamo i soliti nostalgici del sistema feudale.
Adesso le parti si sono invertite, loro hanno preso possesso di un’idea realmente rivoluzionaria, noi abbiamo feudi e vassalli… che occasione sprecata.
L’autodeterminazione dei Popoli è un concetto che mal si addice per le civiltà Islamiche: la teocrazia è ben altra cosa infatti ! E’ chiaro che Dopo l’ 11 Settembre è in atto uno scontro di civiltà tra Islam E Cristiani ! Bisogna scegliere con chi stare, per non soccombere