«Se in testa ci fosse la “Lista Fini”, allora questa posizione avrebbe un senso, altrimenti non riesco a capire il perché». La tagliente battuta di Francesco Storace a commento dell’improvvisa sparata di Fini sugli immigrati ha gelato l’ambiente. Epurator conosce fin troppo bene il suo presidente, avendo fatto l’amico per anni (legame affettivo che sta conoscendo stagioni difficili…) e soprattutto il suo portavoce, col grosso merito di averlo lanciato spesso sulle prime pagine dei giornali, senza mai incorrere in boutade inimmaginabili come quella del voto agli immigrati sic et simpliciter.
Non è la prima volta che a destra si vagheggia la personalizzazione della politica, che su altri lidi ha predecessori illustri: Pannella, Bonino, Di Pietro, Sgarbi, Grauso ed ora Soru. La prima volta fu in occasione (chi può dimenticare quel capolavoro di strategia politica messo in scena nelle scorse elezioni europee…) del famigerato “elefantino”, che si caratterizzò con la presenza in lista non solo di quel “portasfiga” di Mario Segni, ma anche di quel “portacanne” di Marco Taradash. Il risultato di quell’invenzione è stato tradotto in numeri e si commenta da solo.
Ironia della sorte, coincidenza delle coincidenze, anche oggi siamo alla vigilia delle elezioni europee. Evidentemente nel suo strettissimo e misteriosissimo entourage di consiglieri, la “lista Fini” è una fissazione ciclica. L’esagerato culto della personalità che i “colonnelli” hanno coltivato in questi anni, l’acquiescenza che i dirigenti di partito, nazionali e periferici, hanno sempre dimostrato nei confronti del “capo”, la latitanza di una coscienza critica come quella sempre rappresentata a destra dal mondo giovanile sono gli ingredienti della miscela che ha facilmente alimentato (va da sé, il terreno è fertile…) nella mente del presidente l’idea dell’uno che pensa per tutti e pensa bene. In perfetta linea col motto del “camerata” Amedeo Nazzari: «chi non beve con me, peste lo colga».
Così la “lista Fini” è sempre rimasta nel cassetto in bella mostra, pronta ad essere sbattuta sul tavolo ad ogni accenno di ribellione. Quale spauracchio peggiore della non rielezione poteva elaborare l’astuto Fini? La strategia del presidente verso la conquista del potere non può conoscere dubbi ed ostacoli: il Movimento Sociale Italiano era zavorrato dal suo ingombrante passato ed è stato messo in liquidazione senza troppi patemi d’animo, ora anche Alleanza Nazionale, con le sue correnti in fibrillazione, potrebbe essere di impiccio al progetto, che lui stesso auspica «vada oltre gli attuali confini della destra».
Ora gli “strateghi destri” della politica ritengono sia arrivato il tempo per un nuovo soggetto politico. E mentre fuori dai confini di A.N., a livello nazionale ed internazionale, il più è stato fatto, dentro il partito con qualche scossone imprevisto si può aprire una fase nuova, proprio come ad ottobre ha titolato a sei colonne “II Corriere della Sera”: “Oltre questa destra”. La “lista Fini”?