La recente intervista di Fini sul “CorSera”, lancio promozionale della sua ultima ‘fatica letteraria’ (“Il Ventennio”), ha generato in rete una piccola, ma preoccupante, marea buonista. Come se bastasse il trascorrere del tempo per cancellare l’onta.
A dare sfogo ed a capitanare questo rigurgito inatteso ci ha pensato Ignazio La Russa che, sempre sul “Corsera”, non aspettandosi particolari cattiverie dal ‘best seller’ di Gianfry (come qualcun’altro, vero Gasparri?), ha reso l’onore delle armi all’«ex grande amico», confessando l’inconfessabile: «Avrei potuto seguire Gianfranco se avesse rotto con Berlusconi su posizioni di destra, da destra…». E non pago della prima buccia di banana disseminata sul cammino del nuovo a ‘destra’, senza pudore ha aggiunto: «Avremmo dovuto batterci per chiedere che Fini guidasse il Pdl dalla segreteria». Sarebbe a dire che secondo alcuni, assai fiduciosi e troppo smemorati, nonostante le continue capriole, le pesanti abiure e le evidenti malefatte (in primis, Montecarlo…), Fini sarebbe potuto essere ancora il punto di riferimento di un’intera comunità politica? Quindi, il suo unico demerito sarebbe stato quello di ribellarsi a Berlusconi? Dove, infatti, restarono per altri due anni, ben accucciati e con pallido senso critico, la gran parte degli ex An, che con Fini non avevano alcun debito. Insomma, si è corso un grave rischio.
Non si finirà mai di intonare “Meno male che Silvio c’è”, di ringraziare il ditino finiano del 22 aprile 2010 e di benedire la sua famigerata battuta “Che fai, mi cacci?”. Grazie a quella intensa giornata ed al miserrimo fallimento elettorale di Fli ci siamo tolti ogni dubbio, assistendo festanti alla sparizione di Gianfry dalla scena politica nazionale. Oltretutto, credo che le parole di La Russa non abbiano reso un buon servizio alla causa di “Fratelli d’Italia” che lo vede tra i principali fondatori, nonostante i diffusi mugugni, proseguiti anche dopo le elezioni (per informazioni più precise, chiedere in Puglia). Ma sopratutto, questo inaspettato residuo di passione finiana, non è di conforto per il futuro…
Non mi preoccuperei più di tanto. Il capitolo Fini è chiuso
Perdersi ancora a parlare di gianfrego? tutte polemiche sterili
E’ ridicola anche la “gara” …tra chi l’ha lasciato prima…….
Non ti preoccupare Fini c’è la fatta troppo grossa , noi di destra siamo come gli elefanti NON DIMENTICHIAMO
TULLIANI è “il male assoluto” … basta questo per non PERDONARTI MAI!!
Fini o non Fini cambia poco o niente. Soprattutto a destra dove c’è meno di niente dal punto di vista dell’identità politica, della capacità politica e del realismo. Senza scomodare categorie ideologiche o morali. Alla fin fine Fini (non è uno scioglilingua) è solo un Alemanno con più pudore. Insomma non è il peggio. Il che non si legga come una mano tesa ma come una condanna ai nani che ci si dimentica di condannare e che sono perfino più bassi di lui. Solo che non hanno neppure avuto il coraggio di rischiare una volta.
Ma chi se li dimentica, quelli della cupola, meglio cupoletta, visti i risultati, La Russa salvato dalla Meloni, poi e’ il massimo del niente, dove sono i sui elettori?
Nemmeno Fini o i suoi colonnelli sono gli “ideatori”. All’ origine di tutto il copy-right , del rapporto con Confalonieri e Berlusconi sta Pinuccio Tatarella. Già proprio il super-santificato Pinuccio. Lui fu il gran teorico del Grande partito unico di centrodestra. Perfettamente conscio che gli eredi del Msi sarebbero finiti “sotto”…. E Lui si vedeva come il Gran Puparo.
Tutta l’Operazione Fini-Segretario ebbe Lui come regista e primattore. Recentemente lo ha confermato pure Donna Assunta Almirante. Ma brandelli di Verità Vera sono reperibili ovunque sulla stampa dell’epoca.
A Sorrento ed in tutta la fase pre-congressuale si vedeva e si toccava con mano.
Quello che Pinuccio sperava era che alla fine Lui , “l’inventore”, il creativo, “il simpaticone”, sarebbe stato post dal Cavaliere a capo supremo di tutto il centrodestra; scavalcando anche Fini.
Fosse vissuto un po’ di più avrebbe avuto tempo per accorgersi non del suo “peccato” (un progetto politico non lo si può chiamare così) ma del suo errore di valutazione sul Berlusconi-uomo. Troppo “padrone” per accettare l’idea d’un qualsiasi “pari”. Troppo Proprietario ed Amministratore Unico per recepire l’idea del team, della Squadra, dello Stato Maggiore.