Solitamente prima di prendere sonno leggo i giornali, gli articoli rimasti in arretrato durante la giornata. Ieri, mi ha preso Morfeo e mi ha regalato un sogno. Mi ritrovo alla fine degli anni ’70, quando – preso dal sacro furore dell’Idea e spinto dal sacrificio dei martiri di Acca Larentia – decido di entrare in una storica sede cittadina del Fronte della Gioventù (organizzazione giovanile del Msi), iniziando a condividere con militanti giovani e meno giovani un’intensa e bella stagione di militanza giovanile durata oltre dieci anni. Il sogno raccontava di tante ore passate in sezione, di tante battaglie, di tante soddisfazioni, ma anche di tante delusioni, spesso determinate dalle scelte dei cosiddetti ‘adulti’, mai troppo contrastati.
Anni di militanza coronati dall’ingresso – sancito da una nomina con firma assai autorevole – nel gotha nazionale giovanile. Giornate ricche di idealità, di impegno, di sacrificio, di speranze fortificate dall’entusiasmo dell’età. Anni ricchi di amicizie, fortificate dalla condivisione dei medesimi ideali. In una parola sola, cementate dal cameratismo. Proprio così, nel sogno ci consideravamo camerati in quanto appartenenti, nonostante le tante diversità, ad una stessa comunità militante. Ci sentivamo forti perché dediti a qualsiasi costo (e per tanti il costo è stato fin troppo elevato…) ad una missione, eredi di un testimone che altri, veri eroi, ci avevano consegnato.
Noi, forse coraggiosi, sicuramente arditi ed anticonformisti, qualche volta folli. In tante occasioni costretti ad accontentarci di affermare appena la nostra esistenza, la nostra fede, il nostro legame con una tradizione che arrivava da lontano. Anche con rituali, con segni e gesti esteriori, pur di testimoniare l’appartenenza. Anche con gesti sciocchi, inutili e qualche volta incoscienti. Come presidiare quattro manifesti all’interno di una facoltà universitaria, roccaforte di quelli che erano i ‘nemici’ e per i quali eri un ‘nemico’. Spesso la scintilla scoccava per molto meno.
Una sequela infinita di episodi, incontri, eventi, riunioni, raduni, congressi, cortei che servivano a rafforzare le Idee ed a consolidare i rapporti umani. Dal sogno ho estrapolato i nomi di Toto, Corrado, Giampiero, Roberto, Pierfrancesco, Gilberto, Maurizio, Fabio, Gianfranco, Gianni, Massimo, Alessio, Massimiliano, Agostino, Raffaele, Giustino, Marzio e Nicola…
Ma sono certo di dimenticarne tanti.
Ricordo gli slogan dei pochi cortei ai quali si riusciva a partecipare, tra i più gettonati e gridati all’unisono “Il comunismo non passerà”, “Contro il sistema la gioventù si scaglia, boia chi molla è il grido di battaglia”, “Europa Nazionale Rivoluzione”.
Ricordo che, negli stessi cortei, gli slogan erano accompagnati da una selva di braccia tese, alla faccia della legge Scelba. A riprova che ‘me ne frego’ era il nostro motto.
Ricordo che qualcuno dopo aver scalato il vertice del partito – mi pare Gianfranco – diceva “l’identità che il Msi orgogliosamente rivendica non è tesa a restaurare un regime, bensì a rilanciare valori che quel regime teneva ben presenti”. (La Repubblica – 31 ottobre 1992)
Ricordo che a Strasburgo, in occasione un raduno giovanile delle destre europee, durante la cena di gala scandalizzammo i puritani assai ’lib-dem’ di alcuni movimenti del nord Europa, cantando a memoria “Cara al sol” in omaggio a Blas Pinar, leader spagnolo di Fuerza Nueva.
Ricordo che qualcuno – mi pare Gianni – nel suo documento di candidatura alla segreteria del FdG scriveva “tutti i fenomeni di nostalgismo inutile non hanno nulla a che fare con la difesa delle nostre radici storiche fasciste”. (“Per una rifondazione comunitaria del movimento giovanile” – maggio 1988)
Ricordo che in ogni sezione del FdG c’era almeno un ritratto o una foto mussoliniana e chissà quanti libri che parlavano di Lui.
Ricordo che per protestare contro l’imperialismo americano e per ricordare i Caduti della Rsi qualcuno – mi pare Fabio e Gianni – prese tante manganellate dalla polizia, fu arrestato e denunciato.
Ricordo che in tante città il 28 aprile si celebrava una messa in ricordo dei Caduti per l’Idea.
Ricordo che in un ‘quaderno’ del FdG qualcuno – mi pare Maurizio – tra i riferimenti culturali inserì anche la Carta del lavoro ed i diciotto punti di Verona. (“Memoria, idee, futuro della Giovane Destra” – settembre 1989)
Ricordo tante altre cose, che evocavano un clima, uno stato d’animo, una tensione ideale, una memoria storica. Ma sopratutto ricordo che, anni dopo, tanti erano diventati qualcosa. Chi deputato, chi senatore… chi assessore, chi sindaco… chi ministro, chi presidente.
Ai tempi della militanza, non era quello il nostro obiettivo finale, ma poteva rappresentare una tappa importante del nostro percorso per contare, per decidere, per affermare i nostri valori. Sempre però – dicevamo – all’insegna del “non rinnegare, non restaurare”, come insegnatoci dai padri fondatori.
Poi, mi sono destato ed ho capito che era solo un sogno. Un sogno avvincente, ma il frutto di un delirio onirico. Da sveglio non c’era più traccia di quell’appartenenza. Chi più chi meno si è affrettato a svicolarsi, a defilarsi, a smentire, a spiegare, a giustificare, a negare, tanti a silenziare… Insomma, si cantava, si gridava, si leggeva, si salutava, si affermava, si giurava, ma non siamo mai stati… Non siamo ‘ex’, tanto meno ‘neo’ o ‘post’.
Ma allora… chi eravamo?
Faber
Devo farti i complimenti, il post è semplicemente fantastico e capisco cosa vuoi dire.
Ho solo 29 anni, non ho vissuto gli anni settanta e ottanta…grazie per queste pillole di DESTRA che ci doni.
E’ colpa di quella generazione se oggi sacche di emarginazione giovanile si riversano in partiti velleitari ostaggio di “ducetti” senza scrupoli.
E’ colpa di quella generazione se oggi non siamo più nella fogna, ma già al cimitero. E’ colpa di quella generazione se, benchè ci sentiamo tremendamente rivoluzionari, veniamo trattati dalla società come pezzi d’archeologia. E’ colpa di quella generazione se la grande stagione partita nel ’92 non è stata sfruttata per applicare alla nostra Patria le magnifiche idee sospese tra l’eresia nazionale del socialismo e l’eresia sociale del nazionalismo.
AN è nata a perchè nessuno si voleva chiedere “da dove venivamo, ma dove volevamo andare”.
nessuno può cambiare quelle pagine di storia di militanza, che rimarrano. per sempre.
oggi, chi vuole porsi come erede “d’ufficio” del MSI, non so quanto potrà raccogliere di eredità.
ma la domanda sicuramente rimane. e forse il primo a dare la risposta fu Giorgio Almirante quando rivolgendosi alla platea di un assemblea del FdG disse che “la vostra generazione sarà quella che andrà al governo del paese”.
chiedersi ancora oggi chi eravamo?e anche chi siamo?
giusto. sperando che si risponda sempre “quelli del futuro”.
un caro abbraccio, GB
Penso che Giambattista Salis abbia ben centrato in sintesi la risposta al tuo intervento!
cameratescamente
Toto
Il tuo articolo mi fa venire da piangere. S
e è vero che Almirante disse ai ragazzi del FdG che sarebbero stati i governanti del futuro, credo che non immaginasse mai con chi, quei ragazzi sarebbero andati al governo. Ma soprattutto quanto avrebbero dovuto rinnegare, tra progetti politici, linee culturali e dignità. Scusa se sono duro, ma non ne posso più di tutta questa ipocrisia. Ormai anche da noi si fa a gara per farsi piacere Tremonti, Schifani, Cicchitto o Bossi (quest’ultimo è almeno coerente e ha fondato un partito serio, oggi, il più antico dei partiti in Parlamento). Ti giuro, mi sta cominciando a diventare simpatico Marco Travaglio e a rimpiangere giornalisti come Montanelli…
Saluti camerateschi.
Per chi come me ha vissuto gran parte della vita del vecchio MSI e che nonostante i temi continua considerarsi un Fascista (notato la maiuscola?) non è facile accettare ciò che succede, ho vissuto tempi in cui le nostre sedi erano piene di folli che incoscentemente non avevano paura di nulla di nessuno, orgogliosi di essre diversi e consapevoli che questa diversità forse ci rendeva migliori erano appunto i tempi di Boia chi molla è l’urlo di battaglia” e “Italia Europa Rivoluzione” parafrasando Drieu con il suo Fascismo Europa Rivoluzione, ma per chi sono morti Drieu, Brasillach per chi è stato imprigionato Ezra. Per chi si sono sacrificati Ramelli,Mantakas ecc. troppi sono morti per fare governare questi signori(sigh!!)sono dimenticati e credo sarebbe bello dedicare un giorno alla loro memoria. La mia non è nostalgia sterile ma rimpianto di ciò che poteva essere e non è stato. Anche mi sono battuto assieme a Gianni Gianfanco Ignazio ecc, non ci sono più dove sono , mah forse persi in questa liberal-democrazia che ci avvolge come un tragico blob. Rimane l’oroglio di essermi sempre battuto per le mie idee senza cercare tornaconto di alcun genere.
“Agire senza guardare ai frutti,senza che sia determinante la prospettiva del successo e dell’insuccesso,della vittoria e della sconfitta,del guadagno o delle perdite, e nemmeno quella del piacere e del dolore, dell’approvazione e della disapprovazione altrui.” Julius Evola. Erano altri tempi e purtroppo ho paura che abbia parlato invano.
A NOI.
Condivido appieno la tua passione ma dobbiamo metterci in testa che quell’epoca è davvero finita e le persone che coprono oggi quegli incarichi istituzionali sono solo casi di omonimia con i precedenti “camerati”.
un caro e sconfortato saluto
Ricordando e citando Evola ti rispondo che quello che stiamo vivendo ha solo un nome: Kali Yuga. Tuttavia anche l’Eta del Ferro passera’ e dalle sue ceneri risorgera’ l’Eta dell’Oro, con i suoi geni ed eroi.
Bisogna guardare lontano…
A noi!
I sogni lasciano la bocca amara, tanta tristezza e anche rabbia! Rabbia per essere stati strumentalizzati a piacimento dai vari ducetti di turno, che approfittando degli ideali di tantissimi giovani li mandavano allo sbaraglio e molti ci lasciavano la pelle! Rabbia, perchè strumentalizzati e messi gli uni contro gli altri. Rabbia, perchè, oggi a 63 anni e dopo 44 anni di attiva militanza, non ho più la forza di rompere i grugni ai vari Pino, Gianfranco, Gianni, Maurizio e tant’altri! L’unica arma che mi rimane, per non pensarci, è ritornare a sognare in attesa che il Padreterno mi chiami a sè augurandomi che almeno lassù ci sia una vera giustizia!
Cameratescamente
Questo post mi ha ricordato questi anni di militanza, con tanti camerati che oggi, stanno vendendo l’anima al potere dominante.
Un abbraccio!
http://www.simonespiga.tk
Ho visto il tuo blog, lo riconosco,
non so chi sei ma ti conosco.
Allora quando vuoi fa del mio blog, il tuo blog.
Quando incontro una persona che ha qualcosa da raccontare, io mi siedo e ascolto.
abbiamo molto in comune anche se io sono filo-americano.
Ciao amico, io sono in ascolto.
Eravamo una splendida illusione. E forse il nostro compito oggi è quello di provare infinite volte a costruire un mondo in cui quell’illusione si tramuti in realtà. Hanno vinto? “Abbiamo” vinto, dicono quelli là, includendo anche noi in loro? Credo che l’unica percezione del reale che mi rimane oggi sia la distanza siderale che separa un “noi” al quale intimamente abbiamo appartenuto e nonostante tutto spero di continuare ad appartenere, da un “loro” che credimi, dolorosamente, non inserisco nella categoria dell’hostis ma in quella assai più gravida di conseguenze dell’inimicus.
Il punto non è soltanto nel chiedersi chi eravamo noi, ma cosa è rimasto di quel noi e cercare i sentieri interrotti della modernità per ridare piena attuazione a quell’illusione. Una fantasia al potere senza il potere dell’Anello. E’ ancora possibile sperarlo? E’ lecito pensarlo? Non temo le catene e le manette del pensiero unico, vivo un aristocratico distacco da loro. Non riesco nemmeno più a condannare o a indignarmi: ma non voglio che nella loro storia includano anche il noi che eravamo come se la loro effimera conquista del potere fosse l’unico destino possibile di una storia cominciata insieme e nella quale non mi ri-conosco più in relazione agli esiti. Vorrei soltanto – ora che biologicamente mi allontano dalla più longeva giovinezza senza più speranza alcuna che il tempo non sia inesorabile – che il Noi che eravamo abbia il diritto di fecondare altri Noi che verranno.
Un abbraccio fraterno!
E’ accaduto ciò che, due anni fa, paventavo: i nostri “capi”, dicevo, una volta arrivati nelle stanze del potere, si vergogneranno di essere stati non neofascisti, nè post fascisti, seplicemente di essere stati missini. E’, prima di tutto, una sconfitta culturale.
Non è nemmeno una tattica che nasconde una strategia. E’ il nulla. Perciò prepariamoci ad ascoltare ancora esternazioni sulla resistenza, sull’antifascismo, abiure anche sui “nostri” anni ”70.
Perchè migliaia di elettori di AN al nord hanno votato Lega?
Perchè questi “barbari” dicono da sempre quello che pensano. Ieri sera Tosi e Castelli hanno letteralmente fatto a pezzi la trasmissione di Santoro. Operazione MAI nemmeno tentata dai cortesi ospiti di AN, tutti così politicamente corretti.
Soluzione?
Tornare in mezzo alla gente, ascoltare le esigenze del popolo, interpretarle. Ma soprattutto selezionare una classe dirigente culturalmente preparata. Pensa a La Russa e a Ronchi (…) al governo. Pensa a Gasparri. Pensaci intensamente e ti sentirai venir meno. Ascolta le montagne di ovvietà che ci offrono ogni giorno e la loro profonda, abissale sconfinata ignoranza. Il pressapochismo in ciò che dicono e fanno e l’esempio plastico di ciò che non deve essere un politico ti si staglierà nitido di fronte.
Eravamo e siamo uomini in cammino al di là della destra e della sinistra in cerca di una sintesi in grado di offrire risposte al nostro tempo, ispirate ad una visione spirituale della vita e a forti principi di giustizia sociale. Sulle orme della tradizione italiana.
Il problema di questa “destra” al governo è che, per andare al potere, ha buttato a mare tutta la propria tradizione senza nemmeno provare ad attualizzarla e sposando ciecamente i dogmi del liberalcapitalismo.
Perfino Tremonti scrive contro il mercatismo…da “destra” il silenzio.
Che dire?
Resistere, resistere, resistere.
Un caro saluto e… coraggio.
sono d’accordissimo con mario bortoluzzi,qui si rinnega la dottrina e le idee per i posti di comando,e’ scandaloso!!!!!!purtroppo per via dell’eta’,28,non ho potuto partecipare alla vera lotta per difendere le propie idee.a noi non interessava il governo ma la vera rivoluzione.adesso voto FN almeno per rimanere consono alle mie idee.
A NOI!
Ho guardato, letto, “ascoltato” le Parole di Spigoli.
Mi ha colpito la fervida malinconia del Discorso, la pulsione vitale delle radici, il desiderio incommensurabile di verità.
M’è venuta voglia di pensare prima di dire Parole. E di chiederTi altre Parole tue-vostre.
Nella condivisione della distanza abissale dagli obbiettivi mediocri,
ti-vi saluto con affetto.
“Ricordo tante altre cose, che evocavano un clima, uno stato d’animo, una tensione ideale, una memoria storica. Ma sopratutto ricordo che, anni dopo, tanti erano diventati qualcosa. Chi deputato, chi senatore… chi assessore, chi sindaco… chi ministro, chi presidente”…
Chi invece è diventato niente. Storace, o meglio Francesco, ha la brutta caratteristica di sembrare il depositario della verità vera. Pure quando sa anche lui di aver schizzato fuori dal vasetto. Se le cose stanno cosi’ ed è bene che rimangano tali, è perchè ha deluso centinaia e centinaia di militanti aennini, fregandosene dei sentimenti per poi riscoprire – tardivamente – la vena cameratesca della quale, va detto, non frega piu’ una ceppa nemmeno a chi veniva, come me, dal MSI. Questi personaggi ci hanno fatto diventare piu’ pragmatici e meno ideologici; ed è questo l’unico merito che va loro ascritto. Chiaro che il pragmatismo va applicato anche alle “corde sensibili” quelle che taluni titillano quando loro fa comodo. Piu’ fatti e meno pugnette (anche mentali) diceva un mio amico pescivendolo: lui si che se ne intendeva.
…poi se decido di andare in gita a Predappio, vado da solo con me stesso… e non serve ostentarlo…
Bei tempi……….
Il racconto, il sentimento di faber mi ha commosso.
Ero anch’io a sacrificare tutto, anche la libertà e la vita per una missione, sì era una missione, lo sentivamo come fossimo gli ultimi difensori di un sogno, di una memoria, di un essere profondo.
Cos’è rimasto nei “cuori neri” del non restaurare non rinnegare”?
Ci sono cuori che non si sono spenti. Altri hanno abbandonato la strada per Itaca, sedotti dalle sirene. Noi seguiamo Ulisse, nonostante non si scorga la meta, le onde ci sommergono e ci sferzano, ma non tradiamo il nostro sogno di tornare, di liberare la Patria dai Proci.
Machiavelli, sicuramente una grande intelligenza, ma quanto di storto c’è nella politica, nella vita col “fine che giustifica i mezzi?”. Mezzi, mezzi uomini ha prodotto, ma nessuno ne è immune, siamo tutti vittime di una secolarizzazione, di una caduta che viene da lontano. Si tratta di tenere a bada questa bestia infame, di tenerla al guinzaglio perchè rovina col suo sguardo il cielo limpido di una condotta onesta, che preferisce morire al tradire. Perchè tradire significa tradire se stessi, perchè l’obiettivo che ritenevi puro, non lo è più, ti inganna, e quello che ottieni non è più lo stesso.
Grazie per avermi fatto ricordare la mia militanza (partita però nel 1990), grazie anche per l’amarezza che mi hai trasmesso… Nell’euforia di questa vittoria, pochi ricordano. Non è facile, dobbiamo pensare che al governo del paese e al governo della capitale, dobbiamo rappresentare tutti. Non solo quelli che ci hanno votato. Anche se questo non giustifica certe frasi di cui nessuno sente la necessità… ma forse, fa parte del gioco!!!
“Provocato” dai messaggi, il pezzo lo avevo cercato nel blog e lo avevo letto, pur senza conoscere l’autore. Mi fa piacere conoscerne il nome, che mi ricorda, sì, uno scambio di corrispondenza, anche se – ovviamente – non saprei ricordarne il contenuto.
Io, chi eravamo, lo so. Anche perché la mia evoluzione non ha subito né abiure, né nostalgie. Ho proseguito il mio cammino. Non rivendico coerenze ad ogni costo, ma io “altre strade” non le ho prese. Ogni mio passo – pubblico, motivato, documentabile: a prova di smentite… – ha seguito le premesse del precedente. Non potrei dire lo stesso di molti di coloro con cui ho avuto a che fare. Nel 1973 ho incontrato a Parigi Alain de Benoist. Ero abbastanza d’accordo con lui, e lo scrivevo. Trentacinque anni dopo, sono più d’accordo con lui di allora, e lo scrivo. Entrambi abbiamo ripensato, autonomamente e spesso in dialogo, varie opinioni, ma non direi proprio che ci siamo allontanati. Alcune centinaia di persone che si erano appassionate a “La voce della fogna” e poi interessate a “Diorama” hanno, in diversa misura, condiviso l’esperienza della Nuova Destra e poi della ricerca di “nuove sintesi” collocate nel solco di quell'”al di là della destra e della sinistra” che ci aveva riuniti nel 1981 in un convegno di studi. Almeno altrettante se ne sono distaccate. Capita. Ma, francamente, resto del tutto convinto di quel che ho fatto dopo la rottura dei rapporti con il Msi. Molto meno di quel che ho fatto prima, per/in un ambiente che non meritava tante energie, tante speranze, tanti sacrifici, di molti e anche miei. Se fossi “rimasto assai vicino a quella riva”, avrei tradito la spontaneità, la sincerità, la convinzione con cui ho vissuto le mie scelte. Quella “riva” non era tale: era un iceberg che seguiva rotte tormentate, che si sono via via allontanate da ciò in cui credevo. Quando ci stavo sopra, ho illusoriamente creduto – fino al 1979, anno del mio effettivo distacco dall’attivismo di partito, dopo il deludente congresso di Napoli – che, con altri, avrei potuto imprimergli la direzione che pensavo (pensavamo) giusta. Ma era impossibile riuscirci. E, malgrado altre speranze, altri impegni, altri sogni, non è stato possibile neppure convincere i molti amici in buona fede che sull’iceberg erano rimasti che si sarebbe potuto e dovuto utilizzare un altro veicolo per avvicinarsi all’obiettivo che, almeno a parole, tutti ci prefiggevamo.
Pazienza. Perlomeno, ci abbiamo provato. E neanche adesso abbiamo tirato del tutto tirato i remi in barca. Non abbiamo – non ho – anteposto gli interessi personali al perseguimento di un progetto in cui crediamo. Che sarà forse irrealizzabile, ma è comunque meglio, e molto di più, della testimonianza di un tempo andato. La nostalgia per il quale non può che portare, come anche tu sei costretto a constatare, altre delusioni.
Mi piacerebbe che molti “ex” di un mondo che si è sgretolato sotto i loro piedi senza che se ne accorgessero avessero il coraggio di ammetterlo. E di trarne le debite riflessioni.
Andreotti ha torto: il potere corrompe proprio chi ce l’ha! Ovviamente non tanto nel senso di corruzione pecuniaria, ma di corruzione mentale. In fondo il tuo ragionamento è lo stesso che molti a sinistra hanno fatto nei confronti della sinistra andata al potere: come questa non è mai stata comunista come ha detto esplicitamente Veltroni ed altri mai hanno detto (in primis D’Alema), così quelli non sono mai stati fascisti. Non meravigliamocene.
Sono d’accordo con quel che scrivi, ovviamente. Io non sono mai stato militante nel senso tuo e di altri e quindi certi ricordi personali non li posso avere, ma ho altri tipi di ricordi ed altre cose in cui credo e quel che sta succedendo lo vivo con una certa dise di disagio: lo sto cercando di scrivere con le dovute maniere. Ritengo che certe concessioni, affermazioni, sbracamenti non fossero assolutamente necessari, oppure che potrebbero essere compensati con altre ed opposte affermazioni. Ma tant’è. Vedremo quel che succede. Se si ingoiano certi rospi è almeno nella speranza che culturalmente si smuova qualcosa qui a Roma.
Mi sono letta il tuo pezzo e purtroppo passo il mio tempo a riflettere su chi sono io,
su cosa ho fatto e su cosa sto facendo. La risposta la conosco benissimo se mi volto indietro, non mi sopraggiunge – invece – se penso al presente.
Troppe amarezze hanno velato il mio cuore e la mia testa anche se le più grandi riguardano tante persone di cui parli e da cui ho inutilmente aspettato anche piccoli gesti.
La tristezza è un poco il mio miele quando penso alle cose che ho vissuto e la mia unica speranza è sapere ancora che cosa vale per me e che cosa sono stata capace di trasmettere.
E’ stato poco? Non lo so, è stato!
Eravamo noi…
Rispondere alla tua domanda è semplice, ma potrebbe sembrare semplicistico: eravamo soprattutto giovani e come tali ci siamo spesi, nei nostri tempi e con le difficoltà che vi erano, con il coraggio, la forza e la purezza di
giovani “credenti”.
Oggi molto certo è cambiato. Il vecchio concetto di militanza viene sempre meno praticato, ma non è certo scomparso, il non avere un nemico così fisicamente
evidente ha fatto anche perdere vincoli di cameratismo spesso cementati da avversità, l’onesta e la “decenza etica” di molta classe politica che proviene dalle nostre
fila non entusiasma certo i cuori, ma sei proprio certo che tutto quanto noi abbiamo fatto e ciò in cui abbiamo creduto sia stato vano?
Non voglio dire che una vittoria elettorale può cancellare le criticità che paiono a volte tanto evidenti da non poter non vedere, ma questa volta non è stata solo la
vittoria di una parte politica.
La scomparsa dal Parlamento di coloro i quali, anche solo
moralmente, si sono sporcati le mani con il sangue dei nostri camerati, la vittoria – questa sì della militanza e di una Comunità -di Gianni a Roma, l’avvertire che davvero sembrano – per la prima volta – superati insieme dopoguerra e ’68, vedere affiorare verità che sembravano impossibili da rendere di dominio comune come la tragedia delle Foibe e della “resa dei conti” successiva al 25 Aprile 1945, credo che tutto ciò sia sufficiente per sapere che abbiamo speso bene i nostri anni giovanili.
Senza di noi sarebbe accaduto lo stesso, ma almento possiamo avere la presunzione e l’orgoglio di dire che “io c’ero”.
Essere in compagnia di tanto senno mi costringe a cercare di dire qualcosa di un po’ intelligente. Al di là dell’inevitabile: “Io c’ero!”…”Ecco un prode!”, che mi lascia abbastanza indifferente, dico che, mettendo da parte le celebrazioni (e le autocelebrazioni: io qui, io là…), gli intellettuali hanno avuto un ruolo tutt’altro che marginale in questa decadenza. Una volta (quella volta), l’intellettuale di destra era un militante, mobilitato permanentemente: un pragmatista, un interventista, un vailatiano. Oggi, se va bene, l’intellettuale è una trombetta del potere politico oppure un dropout che si veste in modo eccentrico e che parla da solo.Colpa della destra che non c’è più? Degli intellettuali che sono tutti quanti un po’ deboli di reni? Poco importa: la questione è che, quando si è assediati, la fratellanza non è solo inevitabile, è anche uno strumento tattico. Viceversa, quando si gestisce denaro, potere, incarichi, è molto difficile contrastare una deriva, come dire, neofeudale. Probabilmente, una grande differenza sta anche nel fatto che, ai tempi del FdG, eravamo giovani e oggi siamo signori di mezza età: tuttavia, credo che il punto sia un altro. La mia impressione è che tanti giovani pensatori di allora, oggi pretendano una sorta di rimborso spese: mi sono fatto il culo trent’anni per l’idea, adesso datemi un assessorato! Gran bell’esempio per le nuove generazioni: infatti, a venticinque anni, girano già in grisaglia, col communicator e la cravattina azzurra. D’altronde, perchè perdere tempo con la Bildung? Passiamo direttamente al sodo, tanto, prima o poi, è lì che si arriva…Concludo postulando che il vero problema sia un problema esemplare e personale. Esemplare, perchè i notri politici avrebbero il dovere di tracciare la scia e di dare l’esempio (mai frase fu più nefanda di quella che dice che gli Italiani hanno i politici che meritano): viceversa, sono degli sprovveduti, ubriachi di un potere che gli è piombato addosso e che non sanno gestire.Persone, perchè soltanto coltivando i valori umani e civili nelle persone si può pensare di formare una classe dirigente degna di questo nome. E i nostri politici valgono zero proprio come persone. Qui concludo, ricordando che, al di là delle apoteosi panegiriche, proprio Almirante inaugurò un certo modo di essere, dentro il FdG. Credo che Tarchi quel 1977 congressuale se lo ricordi bene…Io, su Radiouno, ho perfino cercato di immaginare come sarebbero andate le cose se Fini non fosse stato messo lì d’imperio da Almirante. Insomma, forse ho fatto un po’ di confusione, ma spero che si sia capito il dicorso: scusatemi, ma sono le otto del mattino e sono stanco e devo ancora scrivere un sacco di cazzate. Queste le ho scritte solo per dimostrare a Faber che lo amo ancora…Ah, dimenticavo: anche se tutti, io no!
Da sempre sono convinto che la vita vera sia quella del sogno… poi al mattino, suona la sveglia… e inizia l’incubo.
Sì, qualcosa è cambiato. Non tutto in meglio. La vittoria ha i suoi prezzi. La condizione per vincere è guardare avanti, mentre il culto delle memorie, nel ricambio delle generazioni, è fatalmente sempre più minoritario. Ma questa parte di popolo fedele, che per decenni ha portato con grande dignità i pesi di una epocale sconfitta, aveva pure il diritto di assaporare dopo più di sessant’anni anche il gusto di una vittoria.
Caro amico, io chi ero lo so. Ero un giovane che sognava un mondo con un po’ più di giustizia sociale, con i ricchi tenuti a bada e i poveri un po’ meno poveri, con un po’ più di dignità per tutti, con un’Europa forte e unita che nel nome della sua identità e del suo patrimonio di valori immateriali sapesse proporsi come ago della bilancia tra gli opposti materialismi, con una sintesi di valori tradizionali sul piano morale e politico e di un socialismo a misura d’uomo che non fosse teologia ateistica bensì pratica umanitaria e concretamente programmatica, con il rispetto per tutte le tradizioni e la libertà di seguire quella che si voleva in pace e in concordia con tutte le altre: ed ero fiducioso di veder prima o poi un mondo del genere. Sono oggi un vecchio insegnante che sogna le stesse, identiche cose: sono pronto a difenderle ancora, anche se meno fiducioso di vederle attuate.
Caro Faber, diversità di età e di residenza, non ci siamo probabilmente mai incontrati, se non fugacemente in qualche Congresso del vecchio MSI, ma il Tuo post mi fa ricordare il passato, che non rimpiango e non rinnego. Ioson rimasto quello che ero, probabilmente meno bravo di altri nel far carriera, ma se il prezzo della carriera, doveva essere il dimenticare o, peggio, l’abiurare, quello su cui ci si era spesi fino a poco prima, meglio così.
Aldo Rovito – Alessandria
Paolo Del Prete (Il mitico DJ detto anche “Simon Le Bon”),Andrea Insabato,Marco Tarchi…..e dall’altra parte Gianni Alemanno,Gianfranco Fini,Maurizio Gasparri….ricordi di gioventu’…quanti ricordi…….ma se penso a quello che oggi sono diventati gli ultimi citati mi viene da vomitare!E allora penso ai primi (Paolo,Andrea,Marco)…e il sole torna a brillare alto nel cielo!!!!!!!
Mi vengono i conati di vomito se penso che (anche se solo un anno e mezzo) ero rientrato in An nel 2004, per uscirne l’anno dopo, disgustato. Quello che vedevo nella mia citta’ e nella regione in cui abito (la Lombardia) era pazzesco, peggio della peggior democrazia cristiana: congressi non fatti, delegati calati dall’alto e addirittura qualcuno nemmeno iscritto ma parente di……, totale mancanza di progettualita’ e di Idee, addiritura per essere ricevuto da un politico di AN dovevi essere della sua componente interna, altrimenti manco di degnava di una parola…… altro che ricevere!!!
Con Fiuggi si sono bevuti del cervello: chiedono tessere e voti per loro, i loro amici e i loro parenti ma dei militanti non gli interessa assolutamente nulla… chiedono continuamente incarichi, poltrone, assessorati nei CDA delle municipalizzate e alla Rai…. alla faccia del pentapartito e delle plutocrazie partitiche che tanti TUTTI NOI detestavano. Deridono i militanti piu’ ingenui e preparati…….. io mi chiedo una cosa: ma la sera quando si guardano lo specchio non provono almeno un po’ di vergogna???………..
grazie, per un attimo sono tornato ad essere un ragazzino!!!
Nostalgico e romantico decisamente lontano dal Faber che ho conosciuto qualche anno fa e che non credo che sia cambiato poi tanto. Un abbraccio
Non ho vissuto quei tempi e ti son grata per avermene dato uno spaccato eccezionale.
Quello che ho ricostruito studiando la storia di questa Repubblica, mi ha fatto concludere che tutte le trasformazioni del MSI, poi AN e ora PDL, siano servite ad una sola idea: quella della scalata al successo del leader.
Il MSI, in epoca davvero difficile, era arrivato ad oltre il 13% dei consensi. Ingabbiato dall’Arco Costituzionale, sarebbe cmq emerso come forza sana dopo il repulisti di Mani Pulite, preceduto dalle aperture di Craxi nel cui segno si è mosso Berlusconi, forse più per praticità che per altro.
Perché allora rinnegare tutto, dalla Storia agli ideali?
Solo per aprire la strada alle ambizioni del leader.
Ci siamo caduti tutti, chi prima e chi poi, bravo il Gianfranco, ci ha fregato!
E’ stato il cavallo di Troia… ma risorgeremo, più forti di prima, leggiamo e meditiamo le parole dell’Inno del MSI, le scrisse Almirante, sono valide oggi più che mai.
Hai fatto un sogno inutile. Consolati comunque: quasi tutti i bei sogni sono inutili in quanto sogni.
I camerati che hai riconosciuto in sogno sono morti. Fantasmi come tutti i protagonisti dei sogni al risveglio.
Non ci pensano più, loro, a quel che è stato. E noi abbiamo il dovere di dimenticarcene tirando diritti per la nostra strada.
Questo serve.
Eravamo Don Chisciotte, ora siamo (sono) i mulini a vento.
Caro Faber,
ma tutti questi idealisti dove erano quando si decise la fine dell’MSI, del FdG, del FUAN e della CISNAL?
Quello ke hai scritto è toccante anke x chi come me nn sa……. nn c’era…… Eravate quello ke volevate essere……… oggi ognuno x la sua strada ed è veramente raro trovare “chi” come te, ancora crede e rispetta certi ideali………. ed è proprio “nel rispetto” che molti “mancano”……………..
Io ero un Idealista e, siccome credo fermamente che gli Ideali NON vadano MAI traditi, continuo ad esserlo! Tant’è vero che (di fronte a gente con proprietà, lavoro affermato ecc ecc) io sono uno che è disoccupato da 12 anni e senza alcuna speranza di trovare la cosiddetta sistemazione visti i miei 52 anni, ed ho avuto brevi periodi di sottolavoro. Sarò un fesso ma credo nell’etica nazional-socialista e credo, quindi, al’operaio come il soldato della pace… c’erano tanti pseudo “camerati” che, invece dicevano: “Ma come hai studiato per finire ad andare a fare l’operaio?” erano gli stessi che poi hanno aderito in massa ad A.N.! Io sono povero, senza opportunità e senza speranze… ma quando mi faccio la barba non ho alcuna voglia di sputarmi in faccia!!! E sono fiero della mia Fedeltà perchè: IL MIO ONORE SI CHIAMA FEDELTA’.
e non ricordi i campi? Dove c’erano proprio le stesse persone che citi? Dove si dormiva a terra e si organizzavano le “ronde notturne” (….biancamente armate) perchè se venivano i “compagni” noi sapevamo cosa fare?
e non ricordi, perché non c’eri, le tavolate (memoria fresca mi dice Roma al Fagiolaro non più tardi del 2003-4) dove tutti sapevano una canzone: Giovinezza!! Che strano, che strano!! Ricordo che c’era anche un ragazzo cresciuto: un tal Maurizio.
Beh, più che un sogno è stato un brusco svegliarsi…
La mia preoccupazione più grande è rimanere una mente libera, autonoma, creativa e indipendente.
Per il resto, sono amareggiata, sono solita essere prolissa. Ma, non riesco a spiegare. Scusate.
…ho i brividi dopo aver letto l’articolo… sono un militante di Gioventù Italiana ed ho “solo” 24 anni, ma la storia di quegli anni, degli anni della vera militanza la conosco quasi tutta… e ogni giorno penso a tutti quei giovani che in quegli anni hanno lottato anche a costo della vita per gli ideali che ci hanno tramandato… ma allo stesso tempo vedo persone come Gianfranco Fini guadagnare una poltrona e dimenticare i valori per i quali troppi ragazzi hanno perso la vita… spegnere una fiamma che per tanti anni è stata accesa, e che continua da ardere, nei cuori di chi ci crede davvero, compresi quelli che erano al congresso per lo scioglimento di AN e che purtoppo si fidano ancora di lui… comunque continuo per la mia strada e io NON SCORDO!
BOIA CHI MOLLA CAMERATI!
Io non so dimenticare
la mia rabbia e la vergogna
nel vedere un ragazzino
che era già messo alla gogna
per aver voluto dire
“Io non posso dimenticare
un passato dignitoso
per il quale provo onore”
E veniva trascinato
per i corridoi di scuola
col cartello appeso al collo
con su scritta una parola
che per noi voleva dire
uno con un ideale
ma per tutto quanto il mondo
era il simbolo del male
E noi siamo ancora qui
per ricordare
e noi siamo ancora qui
per chi vuol dimenticare
Io non posso più scordarmi
del suo corpo sul selciato
e del fiore che sbocciava
dal suo sangue raggrumato
e un bastardo giornalista
preparava già una storia
dalla trama un po’ già vista
per sporcarne la memoria
tanto da arrivare a dire
che era stato un suo fratello
a sparargli nella nuca
profittando del bordello,
per far ricader la colpa
su quei poveri compagni
vittime senza giustizia
del fascismo e dei suoi inganni
Ma noi siamo ancora qui
per ricordare
e noi siamo ancora qui
per chi vuol dimenticare
Io non chiedo la vendetta
non mi aspetto trasparenza
questa terra benedetta
non conosce la giustizia
Voglio solo ricordare
senza scomodare i morti
ma che almeno i nostri figli
non conoscano quei torti
E noi siamo ancora qui
per ricordare
e noi siamo ancora qui
per chi vuol dimenticare.
Per mille e mille
e mille e mille anni…
sono giovane e certo non ho vissuto il movimento politico di quegli anni ma reputo assolutamente vergognoso il comportamento di quelli che un tempo erano chiamati fascisti e mi chiedo come può essere ancora apprezzato un uomo, anzi un verme, che dopo essersi fatto strada con slogan tipo “me ne frego” sale al governo indossa papaline ebree e dichiara morto il fascismo o meglio dichiara che un ragazzo per essere un bravo ragazzo deve crescere con idee antifasciste……….. E poi tutta sta felicità perchè AN è entrata ufficialmente nel PDL io non la capisco proprio, questo gesto per me ha segnato la fine della vera destra fra i grandi partiti, almeno chè non venga ritenuto fascista un partito come “La Destra”, un partito comandato dalla solita industriale che fra serate al Bilioner e cose del genere non pensa minimamente alla nuova generazione di fascisti…
Caro Faber…
quel sogno lo sto vivendo anch’io e credo che non siamo i soli.
Un abbraccio sincero
Che immenso piacere leggerti… con quella passione che si capisce non ti ha mai abbandonato… un soffio sulla brace e si accende la fiamma. Quella fiamma che non si spegnerà mai, a dispetto dei traditori, dei corrotti, delle poltrone, della casta, del potere… Ti immagino mentre scrivi il tuo bell’articolo… di getto, e senza fatica… animato dalla passione. E mentre lo scrivi immagino le emozioni… il ricordo, la nostalgia, la malinconia, la gioia, i sorrisi, la sofferenza, la cocente delusione, la rabbia, la tristezza e poi… mai rassegnazione Faber, mai.
Per quello che è stato l’MSI, per i ragazzi di allora (e gli eterni ragazzi che ci vegliano di lassù..), per i “vecchi” camerati (che piangono davvero il tradimento di oggi…), per quello che senti e che ami e che mai si sopirà… per te che non hai piegato la testa, per te che vivi e ami. Per l’immortale passione che alberga dentro di te e che ti rende così speciale e unico. Per quello che scrivi… che fa palpitare tanti cuori.
Grazie,
Francesca
Questo post è semplicemente bellissimo!!! Nel leggerlo mi sono venuti i brividi, è ricco di una grande passione, e grande amore verso un ideale che dentro di noi non morirà mai!!!
Tutto vero! Altro che sogno e potrei raccontartene di peggio, molto peggio sui Fabio, Gianni e Gianfranco e compagnia cantante. Che avvilimento per loro, in casa hanno fatto sparire tutti gli specchi ……..
Sempre emozionate leggere questi ricordi, e sempre interessante il camerata Faber Spigoli.
Concordo con quanto scritto nel secondo post: a destra di An, ora Pdl, poteva e può ancora nascere l’erede naturale di quei giovani e di quelle idee.
Peccato che i segretari pensano solo al loro orticello, e gli iscritti si affrontano in una guerra fratricida tra bande pseudo-fasciste, quando invece dovrebbero abbandonare in massa i rispettivi movimenti e obbligarli ad una fusione ri-generatrice.
Semplicemente GRAZIE!
Noi siamo qui, siamo tutti qui, per questo la Fiamma non si spengerà mai, perché sapremo trasmettere queste parole e questi pensieri, queste emozioni, ai nostri figli e ai figli dei nostri figli. Grazie, Faber! Hai regalato un bel sogno anche a me… il risveglio in effetti è brusco, ma tutto ciò che non ci uccide ci rafforza. Avanti! Un abbraccio a te, camerata!
noi avevamo degli ideali e dei valori da difendere….. a nessuno mai ai nostri tempi sarebbe mai venuto in mente di chiudere il msi……. in noi giovani avrebbero trovato un muro solido difficile da abbattere….. i ragazzi di oggi di AG sono molto differenti da noi….. applaudono rassegnati la fine di un partito che ha una storia per confluire in un partito vuoto di idee contenuti e valori che non gli darà mai emozioni….