Quelli de “Le Iene” saranno pure degli insopportabili ‘stalker televisivi’, ma l’onorevole Luca Barbareschi (‘nominato’ deputato in Sardegna) non brilla certo per simpatia e, dopo l’aggressione all’inviato Filippo Roma, merita l’Oscar delle buone maniere. Premio che va ad aggiungersi alla sua collezione. Nella campagna elettorale del 2008 si era già aggiudicato alcuni Oscar: della faccia tosta («Ci sono rimasto un po’ male, perché ho deciso di impegnarmi solo con l’assicurazione di un collegio blindato»), della modestia («Ho un curriculum professionale che in Italia non ha nessuno»), ma soprattutto del turismo politico («Andrò nell’Isola a convincere i sardi casa per casa», «Ho fatto tutte le piazze sarde col teatro» e «Da velista conosco l’Isola metro per metro»). Non pago della sua elezione, Luca, ‘paracadutato’ nelle liste isolane su indicazione personale di Fini, che lo esibiva con orgoglio al suo fianco nella fondazione “Fare Futuro”, in pochi giorni riuscì a candidarsi per molteplici ruoli. Ministro dei Beni culturali, poi sottosegretario, annunciando «sono pronto per il Governo». Oppure, almeno presidente della Commissione Cultura, ma anche, piuttosto che niente, assessore comunale di Roma. Una disperata caccia senza frutti. Fu tanto propositivo, quanto inascoltato.
Quindi, dopo aver inventato il nome del nuovo partito finiano, con encomiabile slancio estroso, aver letto il “Manifesto per l’Italia”, durante la convention umbra di “Futuro e libertà”, con le lacrime agli occhi, come solo grazie al suo curriculum poteva fare, ed aver definito Gianfry, in preda ad una visione mistica, «una speranza, un vero capo»… lasciò Fli essendo incappato nelle ire del suo mentore che, dopo avergli lanciato contro una penna, lo definì «un pagliaccio». Da che pulpito…
L’ingresso in politica dell’istrionico Luca apparve come una decisione maturata nel tempo, visto che fino al 2002, con un raro moto di sobrietà, non si dichiarava interessato, esibendo addirittura una punta di saggia lungimiranza: «Ogni volta che ci sono le elezioni c’è qualcuno che mi chiede di candidarmi, ma io rispondo sempre di no. Ho una grande passione per la politica. A casa mia, nella mia famiglia, si è sempre parlato più di politica che di qualsiasi altro argomento. Ma penso che sarei un pessimo politico». Ciò nonostante, la sua discesa in campo parrebbe preparata con certosina precisione, sin dall’esibizione del ‘pantheon’ familiare: «Mio nonno era al parlamento di Torino, mia nonna ha lavorato con De Gasperi…» e, in perfetta linea col nuovo corso finiano, «mio padre era partigiano in Val d’Ossola …partigiano bianco nella brigata Passerini, entrò a Milano con due mitra in mano e mise in salvo un sacco di gente». Buon sangue non mente…
La svolta decisiva nel 2007, quando, con la consueta modestia, enunciò la più classica delle autoinvestiture: «Mi sento pronto. Col curriculum che ho in tema di comunicazione e cultura, all’estero me lo chiederebbero in ginocchio». Non si è mai saputo se Gianfry si sia genuflesso al suo cospetto, ma tutti, soprattutto i sardi, sanno che oggi Barbareschi è un orgoglioso onorevole del Pdl in quota An: «Ho faticato per conquistarmi questo appellativo, in qualche modo l’ho meritato». In quattro anni di legislatura sono ben altri gli appellativi che si è meritato ed ognuno può compilare la propria lista.
A qualcosa, comunque, la sua elezione è servita. Infatti, se in campagna elettorale ricordò che come velista conosceva bene la Sardegna, ora la sua barca, verosimilmente per evitare gli slanci di riconoscenza dei sardi, viene attraccata in altri porti, come quello di Flicudi in Sicilia dove l’inviato de “Le Iene” è andato a chiedergli conto delle sue numerose assenze in Parlamento: una media di oltre il 70%, con punte del 90% negli ultimi mesi.
Ora, finita la navigazione da diporto e considerato che a breve riaprirà il Parlamento, Luca avrà finalmente il tempo per riprendere le riprese del suo ultimo film, che ha sfacciatamente intitolato “Mi fido di te”…