Domenica 11 maggio resterà una data memorabile. Dopo quasi vent’anni consecutivi di incontrastato dominio ai vertici del Movimento Sociale Italiano (appena una parentesi di Pino Rauti nel 1990/91) e di Alleanza Nazionale, Gianfranco Fini ha deciso. «Non parteciperò più a riunioni di partito, non salirò più al mio ufficio di via della Scrofa se non per salutare gli amici» ed essendosi finalmente reso conto che «non siamo più figli di un Dio minore», ha preferito dedicare i suoi prossimi cinque anni a dirigere i lavori parlamentari a Montecitorio, recuperando dal dimenticatoio l’istituto delle dimissioni. Come per ogni addio che si rispetti, non è mancata una buona dose di commozione, riservata «agli amici che non ci sono più: Marcello, Luciano, Marzio, Almerigo, Nicola». Quelli che il Corriere della Sera ha definito il “Pantheon di Gianfranco”. Cinque dirigenti missini di valore, che nessuno può aver dimenticato. Neanche io.
A cominciare dal triestino Almerigo Grilz, inimitabile vicesegretario nazionale del Fronte della Gioventù negli anni ‘80, che decise di abbracciare il giornalismo di guerra e morì in Mozambico nel 1987. Partecipò attivamente al Centenario Mussoliniano, lasciando in eredità precise parole: «Indiscutibilmente un gigante della storia politica italiana, Mussolini ci ha lasciato qualcosa di immensamente grande. Un’Idea. Il fascismo, cioè il superamento di capitalismo e marxismo, non è morto con l’assassinio del suo fondatore.» Indicando la missione del partito: «Se è vero che noi siamo i portatori e i continuatori di quella idea, è questo il momento di rilanciarla, di farla vivere e pulsare nella battaglia quotidiana del nostro movimento… non basta proclamarsi continuatori del Fascismo a parole. Occorre esserlo con l’azione politica quotidiana, dimostrarsi degni di quanti seppero lottare e soffrire per il Fascismo, sessant’anni fa, fedeli sino alla scelta estrema della RSI.» Quindi, un’esortazione che suona come un monito per gli smemorati di oggi: «Non accontentiamoci di essere i custodi immobili dell’Idea: facciamola vivere e marciare, nell’Italia di oggi, verso il futuro.» (Trieste domani, febbraio 1983)
Impossibile dimenticare la mole imponente e la sagacia del perugino Luciano Laffranco, storico presidente degli universitari del FUAN, scomparso nel 1992. Fortemente legato all’idea di alternativa sociale: «La stessa crisi del comunismo dimostra che la ‘terza via’ che il Fascismo lanciò al mondo come superamento di capitalismo e collettivismo è la soluzione del problema sociale.» (Il Secolo d’Italia, 1990)
Tragica fine in un incidente stradale nel 1997 per Nicola Pasetto, leader del Msi e del FdG veronese, poi deputato di An. Spesso in lotta contro i soprusi dei vertici del partito, fu protagonista di una battaglia interna che per alcuni anni lo costrinse ai margini ed a realizzare una rivista con altri camerati scaligeri. Il mensile – diretto da Guido Girando – esprimeva l’opinione di una comunità, riportando senza firma molti articoli: «…tali aspirazioni tradite magnificamente accomunano vecchi e giovani camerati, veterani della Repubblica Sociale Italiana e militanti del Fronte della Gioventù, unitamente ad una vastissima schiera di appartenenti a quella ‘generazione di mezzo’ che, in questi ultimi anni, dal MSI si è allontanata delusa.» (Dex, luglio 1986)
Apprezzato anche fuori delle mura missine, Marzio Tremaglia morì nel 2000 all’apice di una indimenticabile esperienza come assessore regionale alla cultura in Lombardia. Un faro per chi confidava di far uscire dalle secche e dalla penombra la ‘cultura anticonformista’, negli anni in cui si rifuggiva un certo tipo di assessorato perché qualcuno sosteneva che la cultura non portasse voti. Per nulla intimorito dal ‘politicamente corretto’, diede vita al Centro Studi sulla Repubblica Sociale Italiana: «Cadere nei luoghi comuni dell’antifascismo quando la revisione storica ci sta dicendo il contrario mi sembra un errore. Sono convinto che la RSI debba essere in gran parte ancora studiata e scoperta. Fu sicuramente necessaria a evitare guai peggiori agli italiani e fu animata da fermenti ed entusiasmi contro la morte della Patria in gran parte non ancora conosciuti. A parte il fatto che abiure e condanne non appartengono alla politica, il fascismo fu casomai autoritario, totalitari erano nazismo e comunismo.» (Lo Stato, 23 dicembre 1997)
Infine, un altro figura storica della gioventù missina. Basta dire Bologna e Giovane Italia ed il pensiero corre a Marcello Bignami, scomparso nel 2006. Approdato tardi a ruoli istituzionali, fece comunque in tempo a lasciare traccia. Nei primi anni Duemila, da consigliere regionale, motivando la sua astensione su un finanziamento ad un istituto storico resistenziale sottolineò che «ormai da una parte sempre maggiore di storici e ricercatori viene accreditata una versione dei tragici fatti accaduti nel 1943-45 diversa da quella accettata sinora. Anche in Emilia Romagna e’ giunto il momento di eliminare i tratti agiografici di quel periodo e di capire perché vennero fatte scelte di un certo tipo, tutte, comunque, ispirate all’amore per la patria e la nazione.»
Qualche anno dopo, nel luglio 2005, presentò una proposta di legge per l’istituzione del “Giorno della Ricordanza” in memoria «delle vittime dell’odio ideologico nel periodo 1945-1948», indicando la data idonea nel 26 aprile, cioè il giorno che «ha segnato la fine della guerra civile e l’inizio di un periodo di pace che per una parte di italiani significò però terrore e morte.»
Niente da eccepire, il Pantheon finiano è degno di assoluto rispetto. Però, rileggendo quello in cui hanno creduto e ciò che hanno sostenuto senza riserve, mi sovviene un suggerimento. Presidente, prima che se ne accorgano in troppi e possa scattare l’accusa di appropriazione indebita, in linea con l’avvento di De Gasperi, al posto di Mussolini, nella sua classifica dei grandi statisti del ‘900, non sarebbe il caso di fare una seria revisione al Pantheon?
Faber
Faber, finiti il capitalismo concettuale (oggi sostituito da intuito affaristico) e ogni applicazione terrena del marxismo, di che persone abbiamo bisogno per il Pantheon? La politica a volte sembra non servire piu’, nelle sue forme dialettiche e ideali… a volte, solo per un attimo sospendendo il giudizio, pare che abbiamo semplicemente bisogno di amministrazione pura dei problemi, tanti, che quotidianamente dettano le agende di tutti. Ma io il giudizio non voglio sospenderlo..
A proposito, ma chi sei?
Faber, ti dico solo questo: mi hai commossa, profondamente, leggendo il post sul tuo blog. Grazie di avermi fatto ricordare dei grandi uomini che da lassù ci stanno osservando.
Non è prosa la tua, ma poesia che suscita emozioni e sentimenti.
Con tanta simpatia
Bellissimo e grazie per il commento sul mio Blog. Ercolina è fortissima.
…lontano spazzera’ i figli del tradimento,
ma noi saremo in piedi, siamo amici del Vento…
Grazie per il fantastico ricordo di Camerati che mancano a noi tutti, permettimi un ricordo personale di uno che non è stato inserito nel Pantheon, Toni Augello grande dirigente del MSI prima e poi di AN,Consigliere Comunale di Roma amatissimo dalla gente morto nel 2000, poco dopo Marzio, ha combattuto sino a che l’atroce male non ha vinto.Ecco io credo che forse la nostra politica sarebbe stata diversa con loro e non ci troveremo in questa strana palude e in questa melma che ci sta per sommergere.Aggiornare il antheon forse è meglio lameno per rispetto a questi grandi del nostro recentissimo passato.
Marzio Tremaglia: un Esempio da Seguire
Grande Faber, un po’ di nostalgia (certo da me non condivisibile, se impostata in quei temini, ma rispettabile) non guasta.
Guardando invece avanti, anzichè indietro, che vogliamo dire sugli ultimi sviluppi delle vicende politico-governative del nostro Paese?
Il “la” per dibatterne potrebbe forse venire dall’ultimo post pubblicato sul blog del sottoscritto all’indirizzo http://www.tommasopellegrino.blogspot.com.
Vi aspetto là con i vostri commenti.
Au revoir.
Marzio Tremaglia è stato un appasionato e straordinario uomo di cultura ed idee. Grazie per averlo ricordato.
Caro Faber,
davvero notevole (e lodevole) il ricordo di Nicola, Marzio, Luciano, Almerigo e Marcello.
Quoto anche la tua frase di chiusura…Fini dovrebbe rivedere il suo Pantheon…
A NOI!
http://radiciprofonde.blogspot.com
Bah, Fini ormai si ricorda di che partito è stato presidente,solo quando gli è utile.
Mi consolo pensando che la presidenza della camera in genre è un trampolino di lancio, ma verso il baratro.
Faber, tranquillo, Gianfranco la revisione la farà anche su loro… tranquillo…
Sì, come no: tipo Fiuggi… una lacrimuccia, un bel “Presente”, e tanti saluti ad An, come si era salutato il Msi… Almeno i morti, li lasciassero in pace, ‘sti sciacalli!
A proposito del Pantheon concordo e mi commuovo nel ricordare quei nomi….e continuo la lotta.
Faber, apprezzo quel che scrivi, hai una dialettica che mi piace, ma anche tu commetti forse qualche errore non commentando certe affermazioni “revisioniste”.
Provo a colmare la lacuna: ma che ha fatto di così grande De Gasperi per essere definito uno statista? A mio giudizio è stato un semplice politico che ha avuto la fortuna di avere sopra un Einaudi che spesso gli ha impedito di fare qualche castroneria di troppo.
(per tutti gli italiani di corta memoria: è de Gasperi che voleva la legge truffa; è con De Gasperi che iniziò lo smantellamento dello stato sociale con la non obbligatorietà dell’accantonamento del TFR)
Grazie… Lei sa esprimere al meglio quanto molti di noi sentono